Etna Vulcano A Muntagna Imponente, emerge dalle profondità della terra dominando il nord-est della Sicilia e le rive del Mar Ionio affascinando, sin dalla notte dei […]
Parco dei Nebrodi
Febbraio 25, 2024Agrigento
Marzo 1, 2024Parco dei Nebrodi
Febbraio 25, 2024Agrigento
Marzo 1, 2024Etna Vulcano
A Muntagna
Imponente, emerge dalle profondità della terra dominando il nord-est della Sicilia e le rive del Mar Ionio affascinando, sin dalla notte dei tempi antichi, chiunque ha avuto la fortuna di trovarselo di fronte: l'Etna.
La valigia sul Letto B&B
Alloggia in centro a Catania
Qui tutto è il contrario di tutto e gli equilibri, a volte, ne risultano minacciati. Il freddo della neve si contrappone alle temperature elevate dei mesi estivi; l’amore per la natura si confronta con la morte del deserto lavico, mentre una pancia colma di fuoco è pronta ad esplodere avvicinandosi al paradiso, con il suo pennacchio d’allerta che traccia una linea di confine nell’azzurro soffitto del mondo.
Catania Etna
ph lavaligiasulletto.it
L’attuale struttura del vulcano è il risultato di una lunga e complessa storia eruttiva in cui è stato possibile distinguere quattro diverse fasi di attività.
La sua datazione è fatta risalire a circa 500000 mila anni fa quando l’area dove attualmente sorge il vulcano era occupata dal mare, teatro di continue eruzioni sottomarine.
La formazione del vulcano è stata influenzata dalla separazione della placca africana da quella euroasiatica e l’attrito tra le due zolle contribuì all’attività vulcanica proseguita per centinaia di migliaia di anni. Il graduale sollevamento della costa della Sicilia orientale causò il ritiro del mare e diede inizio all’attività eruttiva di tipo sub aereo. Importanti testimonianze sono ancora oggi visibili nella zona di Aci Castello ed Aci Trezza dove è possibile ammirare le cosiddette lave a cuscino o lave a pillows che formano la Rupe di Aci Castello.
Circa 220000 anni fa l’attività eruttiva si concentrò nella costa ionica in corrispondenza del sistema di faglie conosciute con il nome di Timpe, generando numerose eruzioni effusive da fessure lineari. Le faglie delle Timpe costituiscono delle imponenti scarpate morfologiche che formano il tratto di costa da Capo Mulini fino ad Acireale, sviluppandosi in direzione Nord-Ovest fino alla zona di Moscarello Sant’Alfio. La continua sovrapposizione delle colate laviche in quest’area ha portato nel tempo alla formazione di una prima struttura vulcanica di tipo scudo.
Intorno ai 110000 avviene un importante cambiamento dell’attività eruttiva poiché si passa da una attività di tipo fissurale, ad una di tipo centrale, caratterizzata sia da eruzioni effusive che esplosive. Questo tipo di attività porterà alla formazione dei primi centri eruttivi poligenici: i vulcani Tarderia, Rocche e Trifoglietto. Il ciclo di attività del vulcano Trifoglietto si concluse circa 99000 anni fa e in seguito si formarono quattro centri eruttivi minori che si sovrapposero del tutto sui fianchi dei vulcani Rocche e Trifoglietto. Tali vulcani prendono il nome di Monte Cerasa, Giannicola, Salifizio e Cuvigghiuni la cui attività durò fino a 65000 anni fa. Questa è la terza fase, quella dei centri eruttivi della Valle del Bove.
Conclusa l’attività dei centri della Valle del Bove si ebbe uno spostamento della attività eruttiva verso Nord-Ovest. Questo spostamento portò alla formazione del più grosso centro eruttivo conosciuto con il nome di vulcano Ellittico, che costituisce la struttura principale del Monte Etna. L’intensa attività (sia effusiva che esplosiva) nel tempo ha costruito un imponente strato che raggiunse una quota massima di circa 3.600 m. e le colate laviche e i prodotti piroclastici sono affioranti lungo la parete Nord della Valle del Bove. Le eruzioni laterali, invece hanno prodotto la graduale espansione laterale dell’edificio vulcanico.
Tale attività terminò circa 15000 anni fa a causa di una importante fase esplosiva che provocò la formazione di una caldera e di una serie di depositi ampiamente distribuiti sui fianchi dell’Etna. L’intensa attività effusiva degli ultimi 15000 anni riempì del tutto la caldera del vulcano Ellittico coprendo i suoi versanti e formando il nuovo cono craterico sommitale. Tale attività porterà alla formazione dell’edificio vulcanico attuale chiamato Mongibello.
Circa 9000 anni fa una porzione del versante orientale del vulcano fu soggetta una serie di grosse frane che contribuirono alla formazione della Valle del Bove, un’ampia conca profonda oltre 1000 metri, larga cinque chilometri e lunga sette. Il collasso del versante orientale del vulcano Mongibello ha reso evidente parte della struttura interna sia dei centri eruttivi della Valle del Bove che del vulcano Ellittico affiorate lungo le pareti interne della Valle del Bove.
Oggi l’attività del vulcano è prevalentemente di tipo effusivo, anche se nell’ultimo periodo v’è stata una incidenza di tipo esplosivo e il persistente degassamento che risale dai crateri sommitali dimostra come il vulcano sia sempre attivo.
I quattro crateri attivi sono: la Voragine del 1945, Bocca Nuova del 1968, il Cratere di nord-est del 1911 e il Cratere di sud-est del 1971, quest’ultimo molto più attivo negli ultimi anni.
Le eruzioni che hanno interessato questa irrequieta Montagna sono state numerose e tra le più significative si ricordano l’eruzione del 693 a. C. che coprì in parte il Fiume Amenano e, secondo le fonti, durante questa eruzione si formò il Cratere Mompileri a sud-ovest di Nicolosi; l’eruzione del 396 a. C. dove la lava raggiunse il Mar Ionio; l’eruzione del 122 a. C. dove la notevole ricaduta di materiali piroclasti, ceneri e lapilli ricoprì il versante sud-orientale del vulcano, causando ingenti danni alla antica città di Catania; l’eruzione del 1614 che durò per ben 10 anni ed emise oltre 1 miliardo di metri cubi di lava, coprendo 21 km² di superficie sul versante settentrionale del vulcano. Le colate ebbero origine a quota 2550 e presentarono la caratteristica particolare di ingrottarsi ed emergere poi a valle fino a raggiungere quota di 975 m s.l.m., al di sopra comunque dei centri abitati. Notevole fu l’eruzione del 1669, forse la più devastante del periodo storico, originatasi presso i Monti Rossi, a nord di Nicolosi. In quell’occasione i flussi lavici distrussero completamente nove paesi e solamente una piccola parte della porzione occidentale della città di Catania. La lava intercettò ad occidente il Fiume Amenano, il Lago di Nicito che fu colmato, costeggiò il lato meridionale delle mura di Carlo V, superò il Castello Ursino il cui fossato fu riempito e creò oltre un chilometro di nuova terraferma.
A seguito dell’eruzione si formarono due coni denominati Monti Rossi.
E ancora, l’eruzione del 1865 responsabile della formazione dei Monti Sartorius e quella del 1892 durata ben sei mesi dando luogo all’apparato dei Crateri Silvestri.
Durante i primi mesi del 2000 l’attività fu particolarmente intensa soprattutto nel cratere di sud-est la cui violenza determinò fontane di lava e funghi di cenere di altezza superiore a 2-3 chilometri. L’agitazione però arrivò il 12 Luglio del 2001, quando da numerose fratture localizzate nella parte centro-settentrionale dell’edificio vulcanico principiava una intensa attività chiamata stromboliana. Quello significò l’inizio della ripresa. Il 31 luglio il cono mostrava una violenta attività esplosiva con la formazione di una colonna sostenuta alta circa 2 km. Il 27 luglio la lava fluida giunse a quota 1950 e, nel suo cammino, raggiunse il Rifugio Sapienza. Cosi documentava Salvatore Caffo dirigente vulcanologo dell’Etna.
Ma l’eruzione perfetta, così definita dagli studiosi per la concatenazione di eventi, si ebbe nel 2002 distruggendo questa volta la zona turistica di Piano Provenzana sul versante etna-nord in località di Linguaglossa. Tutte le infrastrutture turistiche-ricettive e sportive furono ricoperte dalla colata lavica che in una sola nottata azzerò gli investimenti e i progetti di un’intera comunità. Un famosissimo documentario co-prodotto da Rai e INGV realizzato da Giovanni Tomarchio racconta esattamente quell’eruzione.
Il paesaggio, apparentemente aspro e sterile, con il trascorrere del tempo si è riscoperto fertile grazie alle condizioni del suolo lavico, alla presenza di minerali, alle escursioni termiche e alla brezza marina.
Il miele, l’olio, le castagne, i funghi, il pistacchio e il vino assumono caratteristiche uniche nel loro genere. I vitigni coltivati alle pendici dell’Etna hanno caratteristiche organolettiche pregevoli graziate con il marchio DOC.
Quando camminiamo sul corpo del vulcano lo facciamo con garbo ed attenzione, estasiandoci degli odori che regala la Montagna.
I crateri, le ceneri, le colate di lava, le grotte di lava e la depressione della Valle del Bove, fanno del monte Etna una destinazione privilegiata e un importante centro di ricerca internazionale con una lunga storia di influenza sulla vulcanologia, la geologia e altre discipline di scienza della terra la sua notorietà, la sua importanza scientifica, i suoi valori culturali e pedagogici sono di importanza mondiale. Così si è espressa l’Unesco dichiarando il vulcano siciliano Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Interessanti letture e approfondimenti sul vulcano le trovate sul sito dell’Ingv Osservatorio Etneo Sezione Catania.
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