CASTELTERMINI A suon di Tataratà Le tombe a grotticella rinvenute presso Monte Rovereto e le tombe a camera, scovate nell’area di Rocca Ficarazze, testimoniano che Casteltermini, […]
Agrigento
La Magna Grecia siciliana
Là dura un vento che ricordo acceso nella criniera dei cavalli obliqui, in corsa lungo le pianure, vento che macchia e rode l’arenaria e il cuore dei telamoni lugubri, riversi sopra l’erba Anima antica, grigia di rancori, torni a quel vento, annusi il delicato muschio che riveste i giganti sospinti giù dal cielo…
Agrigento Cammarata
Paesaggio
ph Lavaligiasulletto
Con queste parole Salvatore Quasimodo rievocava nel suo componimento La Strada di Agrigentum il ricordo lontano della sua amata terra.
Mio padre, armato di borracce colme d’acqua, macchina fotografica e scorta di rullini da 36, nel caldo torrido dell’estate ci accompagnava tra le colonne della Concordia e i resti di chissà quale altro tempio, tra gli alberi d’ulivo e i fili d’erba bruciati dal sole, immortalando ogni istante che non sarebbe mai più ritornato.
La città di Akragas, che originariamente sorgeva su un altopiano roccioso circondato dai fiumi Hypsas ed Akragas, fu fondata intorno all’anno 580 a. C. da coloni provenienti in parte da Gela e in parte da Rodi, impegnati ad espandersi verso Occidente .
Nel corso del V secolo a. C. fu eretto un complesso di templi che ritroviamo all’interno del sito archeologico più importante di tutto il mediterraneo, la Valle dei Templi, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 1997.
Agrigento
Valle Dei Templi
ph Lavaligiasulletto
I Greci su una collina situata ai piedi della città, dominata dal sole e a sua volta dominatrice del mare, fondarono il centro abitato più importante del mondo antico, la Magna Grecia Siciliana, ferma spettatrice dello scorrere del tempo. Tra colonnati e capitelli di tufo arenario, l’area archeologica si estende su 1300 ettari di vallata raccogliendo il simbolo del potere e del benessere.
Agrigento
Valle Dei Templi
ph Kristina Galliard
Akragas godeva di una posizione strategica e ciò le consentì di controllare tutti i traffici marittimi e commerciali divenendo, in breve tempo, uno dei centri economici più importanti dell’isola.
Passeggiando lentamente all’interno del sito, tra i secolari ulivi e i mandorli in fiore, è possibile ammirare importanti templi dorici, risalenti al periodo ellenico.
Certo che a vedere come si sbriciola facilmente il tufo calcareo delle colonne e delle mura, c’è da meravigliarsi che abbia potuto resistere tanto a lungo. Così Goethe commentò l’area durante il suo viaggiò in Italia sul finire del Settecento.
Agrigento
Tempio Concordia
ph Minga Mrc
E in effetti Goethe aveva ragione!
Costruito intorno al 430 a. C. il tempio della Concordia è il meglio conservato nel corso della storia nonostante le dominazioni, le guerre e i terremoti.
Il nome del tempio deriverebbe (ma è dubbio) da una iscrizione risalente al periodo romano rinvenuta nelle sue vicinanze. Accanto al tempio è istallata una statua in bronzo, opera dello scultore polacco Igor Mitoraj, raffigurante Icaro che volando troppo vicino al sole perse le sue ali unite al corpo con la cera, nonostante il padre, Dedalo, lo avesse avvertito: non volare troppo in alto.
Ma il giovane appare con il volto sereno.
Agrigento
Icaro
ph Fausto Pistoia
E ancora, il tempio di Zeus, il più importante edificio di tutta la Magna Grecia e il tempio di Giunone, alto ben 120 metri e composto da 34 colonne.
Un tempio fitto di mistero è quello dedicato a Demetra, protettrice dei raccolti e della fertilità dei campi. Il tempio, privo di colonnato, si trova incorporato nella Chiesa di San Biagio, di età normanna. Se la maggior parte dei templi greci è allineata al sorgere del sole, il tempio di Demetra, invece, gode di una posizione diversa essendo rivolto al tramonto della luna piena, più vicina al solstizio d’inverno. Secondo gli studiosi, la collocazione del tempio è dovuta ad un rito religioso che vedeva coinvolte Demetra a la figlia Persefone rapita da Ade, dio dell’oltretomba, e portata da quest’ultimo negli inferi. Il tempio si trova in località San Biagio.
Agrigento
Demetra Tempio
ph Giovanni Gallo
Agrigento
Paesaggio
ph lavaligiasulletto
Terra di poeti e scrittori, nell’anno 432 partorì Empedocle, uno dei filosofi più importanti dell’antichità, forte sostenitore della democrazia e padre della teoria dei quattro elementi.
Una delle numerose leggende riguardanti la sua morte lo vede gettarsi nel cratere dell’Etna per dimostrare la sua immortalità.
Agrigento
Paesaggio
ph lavaligiasulletto
Cartaginesi e Romani si contesero la città rendendosi protagonisti durante le due guerre puniche. Con la conquista dei Romani nel 210 a. C. Akragas mutò il suo nome in Agrigentum e le potenzialità offerte dalla terra la trasformarono in granaio romano, capace di rifornire interamente l’Italia, rendendola così una delle città più ricche della Sicilia.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce il quartiere ellenistico romano che testimonia l’antico abitato della città, composto da signorili dimore impreziosite da eleganti mosaici.
Agrigento
Quartiere Ellenistico
Ph. Lavaligiasulletto
Con il passaggio dei Mussulmani Agrigentum rifiorì. Gli Arabi, che riedificarono la città sul colle, la chiamarono Kerkent apportando miglioramenti nell’agricoltura (furono introdotte nuove colture quali datteri, nuove varietà di agrumi, canna da zucchero) e nell’allevamento del bestiame, incrementandone il commercio. Il passaggio degli Arabi si respira ancora oggi nel centro storico della città dove incontriamo il quartiere Rabato (da Rabad che significa borgo).
Agrigento
Quartiere Rabato
ph Carmelo Sanzo
Con l’era dei Normanni la città continuò ad essere protagonista indiscussa di traffici commerciali ed economici di notevole importanza.
Affermatosi il cristianesimo il tempio della Concordia divenne cattedrale cristiana e la nuova città di Girgenti, che così fu chiamata sino al governo Mussolini, italianizzata poi con il nome di Agrigento, si arricchì di nuove opere. Nella parte più alta della collina sorge la Cattedrale di San Gerlando, patrono della città, risalente al periodo normanno.
Agrigento
Cattedrale San Gerlando
Barbara
ph Lavaligiasulletto
Molteplici stili d’arte si amalgamano armoniosamente, dal gotico, al rinascimentale, al barocco. L’interno è a tre navate e da quella centrale si ammira il tetto ligneo a capriate decorato con diverse figure.
Agrigento
Interno Cattedrale
ph Lavaligiasulletto
La città nel XVI Secolo fu colpita da numerose crisi economiche alle quali si aggiunse la peste del 1523 che ne provocò lo spopolamento. Nel periodo borbonico fu considerata città capovalle e gradualmente si portò al miglioramento delle condizioni economico-sociali.
Sul finire dell’Ottocento in Sicilia nacquero i primi partiti di massa ricordati con il nome di Fasci Siciliani, fondati a Catania, e composti da operai, contadini, solfatari, ma anche da artigiani e da altre classi di lavoratori. Il popolo prese parte alla vita politica locale reclamando nuovi diritti, migliorie lavorative e salariali. Un bastone tutti lo rompono, ma un fascio di bastoni chi lo rompe? Così spiegò un dirigente il motivo del nome di quel movimento popolare.
Segnata dai conflitti mondiali la città risplenderà successivamente grazie allo sviluppo nel settore dell’agricoltura, nel terziario e alla valorizzazione del turismo.
Agrigento
Paesaggio
ph Barteq24
Il centro storico, attraversato dalla Via Atenea, mescola l’arte arabo-normanna, mentre la pietra gialla colora i nobiliari palazzi e le imponenti chiese.
Agrigento
Vicoli
ph Lavaligiasulletto
Tra un labirinto di strette viuzze e un sali e scendi di colorate scalinate si raggiunge l’Abbazia di Santo Spirito conosciuta anche in lingua siciliana come Bataranni (Badia Grande). Intorno al 1709 incontrò le mani di Giacomo Serpotta che realizzò parte delle rappresentazioni in stucco presenti all’interno.
Agrigento
Abbazia Santo Spirito
ph Antonella Giallongo
Un altro incantevole edificio religioso è la Chiesa di Santa Maria dei Greci edificata sui resti di un antico tempio greco ancora oggi visibili. Colpisce la semplicità della facciata e il contrasto con l’intonaco moderno. All’interno domina il tetto ligneo a capriate.
Agrigento
Chiesa Santa Maria Greci
ph Lavaligiasulletto
Il vecchio si mescola al nuovo, mentre i vicoli stretti del centro storico si dipingono di fantasia e colore. Gli artisti escono dalle loro botteghe per pennellare la loro creatività sui gradini o sulle mura di antiche case restituendo la vita e ciò che un tempo fu abbandonato. Siamo nella Via dell’Arte.
Agrigento
Via Arte
ph Fabio Cavasenna
Agrigento fu la culla di uno dei più grandi poeti, drammaturgo e scrittore che la letteratura italiana abbia mai conosciuto.
Nel 1867 in contrada Càvusu nacque Luigi Pirandello, premio Nobel per la letteratura nel 1934, che diede negli anni avvenire lustro alla città. Così scriveva della sua contrada: io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti.
La casa natale dello scrittore è divenuta un museo.
Agrigento
Casa Pirandello
ph Raffaele Avallone
Ma Agrigento è qualcosa di più.
La costa meridionale della Sicilia, che si estende da Licata a Menfi, regala scenari mozzafiato caratterizzati da sabbia fine e piccole baie incantate. Tra le bianche scogliere spicca la famosissima Scala dei Turchi. Si tratta di una falesia di marna bianca scolpita dal vento, che nei secoli ha assunto forma irregolare, creando dei veri e propri gradoni che tanto ricordano la forma di una scala. Impropriamente fu chiamata dai locali dei Turchi, ma in realtà la zona era frequentata dai Saraceni che nel Cinquecento per saccheggiare i villaggi si spinsero fino alla scogliera.
Agrigento
Scala Turchi
ph Salvo Olimpo
Un altro dono della natura è la Riserva Naturale di Punta Bianca, un vero paradiso tropicale che ricorda una montagna innevata. Tuttavia, come la Scala dei Turchi, anche essa è il risultato dell’erosione del vento e dell’acqua. La roccia di marna si rispecchia nelle acque cristalline e limpide del mare. La strada per raggiungere Punta Bianca non è del tutto agevole e si consiglia una passeggiata lungo lo sterrato, lasciandosi estasiare dal profumo del mare.
Agrigento
Punta Bianca
ph Lavaligiasulletto
Ma madre natura si è spinta oltre regalandoci le Isole Pelagie: Lampedusa, Lampione e Linosa le cui acque limpide permettono escursioni subacquee eccezionali alla scoperta di endemismi propri del territorio.
Agrigento
Linosa
ph Giovanni Cumbo
La provincia di Agrigento si estende dall’affascinante costa fino alla catena montuosa dei Monti Sicani, abbracciando l’entroterra dell’isola. Ogni anno numerosi viandanti e pellegrini percorrono la Magna Via Francigena, l’antica Via che collegava il Nord e il Sud dell’isola.
Agrigento è l’ultima tappa del cammino.
Agrigento
Magna Via Francigena
ph Lavaligiasulletto
Piccoli e incantevoli borghi, che per fortuna non hanno subito la modernità, sono rimasti aggrappati alla tradizione che ancora oggi viene servita nella tavola agrigentina, caratterizza da specialità di mare ma anche di terra.
I legumi, soprattutto le fave, diventano l’ingrediente principale per la Minestra di San Giuseppe e per il Macco di fave, con l’aggiunta di biete o verdure di campo. Tra i primi piatti, quello che poi faceva la domenica è u Taganu (tipicità aragonese) che ricorda la pasta al forno ma arricchita da uova (tante uova sbattute), sugo e tritato di carne. Mia nonna preparava il sugo all’alba e una volta cucinata la pasta nel forno, avvolgeva la teglia in una stoffa e lasciava riposare la pietanza per almeno un’ora prima di essere servita. Il risultato? Un impasto solido, asciutto e gustosissimo. Era davvero domenica.
Agrigento
Pasta al Forno
ph Lavaligiasulletto
Tra i secondi piatti degne di nota sono le Stigghiole, realizzate con il budello dell’agnello (o il capretto), riempite con cipolla, prezzemolo, spezie e cotte alla griglia. A San Giovanni Gemini, dove ho trascorso parte della mia infanzia, si aggiungono le interiora sminuzzate dell’animale. Tra i dolci, invece, la Pignulata delizierà i palati. Si tratta di piccole palline di farina, uova e burro, fritte, e ricoperte di miele e palline di zucchero colorate.
Agrigento
Mandorlo in fiore
ph Fabio Cavasenna
E per vivere La più bella città tra i mortali, come la chiamava Pindaro, non perdetevi la Festa del Mandorlo in fiore celebrata nel periodo primaverile tra folklore, musica e tanta allegria!
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Il cammino di Santa Rosalia. In Sicilia sulle orme della «Santuzza, di Gero Cordaro, Anna Cusimano e Roberto Micciancio, ed. Andrea Pacilli.
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Monti Peloritani borghi, cammini, pellegrinaggi, itinerari del vino, di Giuseppe Lombardo, Pasquale D’Andrea, e Filippo Grasso, ed. Edas.
La Sicilia che nessuno conosce. Un percorso inedito per scoprire l’incanto nascosto della Trinacria, di Enzo Di Pasquale, ed. Newton Compton
La Sicilia musulmana, di Alessandro Vanoli, ed. Il Mulino.
La storia di Palermo. Dalla preistoria ai giorni nostri, di Daniela Mogavero, ed. Typimedia.
La Magna via Francigena. Sicilia a piedi da mare a mare, di Davide Comunale, ed. Terre di Mezzo.
Madonie a piedi, di Anselmo Vincenzo, Ed Youcanprint, Tricase.
Messina. Storia, cultura, economia, di Fulvio Mazza, ed. Rubbettino.
Parco dell’ Etna, di Francesco Alaimo, ed. Fabio Orlando.
Ragusa secolo per secolo, di Giovanni Distefano, ed. Supernova.
Sicilia barocca. Architettura e città 1610-1760, di Salvatore Boscarino, ed. Officina.
Sicilia. I cammini. Le guide ai sapori e ai piaceri, ed. Gedi.
Sicilia sconosciuta. Itinerari insoliti e curiosi, di Matteo Collura e Melo Minnella, ed. Rizzoli.
Sicilia vulcanica. Guida ecoturistica Etna-Nebrodi-Alcantara-Peloritani-Eolie, di Franco Tassi, Carmelo Nicoloso, Cesare Moroni, ed. Moroni.
Siracusa, storia arte e leggenda, ed. Grafiche Milan cards.
Storia della Sicilia. Vol. 1: Dalle origini al Seicento di F.Benigno e G. Giarrizzo, ed. Laterza.
Trapani, la città e il territorio dalla Preistoria alla tarda antichità, di Antonio Filippi e Luigi Biondo, ed. Libri Mediterranei.
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