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Ferla
Settembre 12, 2023Pantalica
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Settembre 12, 2023Trapani
Un porto sicuro
Ai piedi del Monte Erice, lungo una stretta lingua di terra adagiata sul mare, sorge la bellissima Drepanon, toponimo che in greco antico significa falce per la forma della penisola su cui nasce la città.
La valigia sul Letto B&B
Alloggia in centro a Catania
Attorno alle sue origini ruotano numerosissime ed affascinanti leggende, come quella che vede protagonista Cerere, dea della terra e della fertilità.
Cerere, sorvolando i cieli della Sicilia sul suo carro alato in cerca della figlia Proserpina, rapita dal dio dell’oltretomba Ade, perse dalle mani una falce che caduta sulle acque del mare si trasformò in quella fascia di terra arcuata che oggi ospita Trapani.
Miti e leggende a parte la storia di Trapani è profondamente legata all’importanza del suo porto nato come sbocco commerciale per Eryx (Erice).
Grazie alla sua strategica collocazione geografica diventò con il tempo meta per i naviganti che da Roma dovevano raggiungere Cartagine, per coloro che dall’oriente si spostava verso la Spagna e per i crociati che nel Medioevo partivano per la Terra Santa.
Originariamente la città dei due mari, così chiamata perchè bagnata dal Mar Tirreno e dal Mar Mediterraneo (Canale di Sicilia), sorgeva su un isolotto circondato da mare e scogli. Fu il misteriosissimo popolo degli Elimi ad abitare per primo questo tratto di Sicilia occidentale fondando la vicina Eryx, dove si rifugiava per ripararsi dagli attacchi esterni che provenivano dal mare.
Durante l’Ottavo Secolo i Fenici, popolo di esperti navigatori ed abili commercianti, approdarono a Mozia e fecero di Trapani la loro base navale trasformandola in emporio commerciale.
I Cartaginesi durante la Prima Guerra Punica fortificarono il porto al fine di controllare sia il tratto di mare che collegava Trapani alle Isole Egadi, sia la tratta nord-occidentale, permettendo così una sicura navigazione tra la Sicilia e Cartagine e un vigilanza degli scali commerciali. Probabilmente, ma non è dato certo, al tempo dei Cartaginesi erano presenti quattro torri d’avvistamento: Torre Vecchia, Torre del Castello di Terra, Torre Pali e Torre di Porta Oscura. Al di sopra di quest’ultima porta sorge l’Orologio Astronomico risalente al 1596 formato dal quadrante del lunario e dal quadrante del sole.
Trapani fu sempre fedele all’antica città fenicia di Cartagine e nel 249 a. C. i Romani, che tentarono di prendere possesso della città, furono nuovamente sconfitti.
La battaglia di Trapani si ricorda come la più grande vittoria cartaginese della Prima Guerra Punica. Qualche anno più tardi il Console Numerio Fabio Buteone conquistò la piccola isoletta posta all’estremità occidentale del porto, dove insite ancora oggi il Castello di Mare sull’isola della Colombaia la cui prima costruzione, secondo gli storici, è attribuita al generale cartaginese Amilcare Barca.
A Trapani un antico detto recita Si chiù vecchiu da Colombara!
Dopo la conquista romana il Castello fu abbandonato e trasformato in nido per le colombe utilizzate come mezzo di comunicazione. Negli anni a seguire il castello assunse diverse funzioni: con Carlo V una fortificazione a difesa della città e, nel 1848, fu adibito a carcere. È visibile la torre ottagonale alta ben 32 metri.
Nel 241 a. C. con la Battaglia delle Egadi, Trapani cadde sotto il controllo romano diventando civitas stipendiaria. Delle ricchezze romane rimangono poche testimonianze come le colonne in marmo riadattate e ubicate in diversi punti della città. Il periodo romano, così come accadde per altre città siciliane, fu parecchio difficile a causa dello spossessamento delle terre, dell’imponente tassazione e della perdita di autonomia.
Trapani ritornerà a splendere soltanto con la dominazione da parte degli Arabi i quali le garantiranno un nuovo sviluppo economico.
La nuova Tabaranis o Itrabinis, godrà dell’influenza araba nell’arte, nell’architettura, nella lingua e nell’agricoltura.
Con la conquista normanna la città continuò a vivere un periodo florido e il suo porto ottenne la franchigia doganale.
Il commercio a Trapani era considerevole e il suo porto rientrò nella rotta commerciale del Mar Mediterraneo che, a quei tempi, era attraversato da navigatori in cerca di rame e stagno per la fusione del bronzo. Anche i rinvenimenti di ossidiana, proveniente da Lipari e Pantelleria, confermano l’importanza di quel tratto di mare.
I fondali erano impreziositi da una pregiato elemento marino, il corallo, che nel Cinquecento fece guadagnare alla città il titolo di Capitale del Corallo.
L’economia girava anche attorno alla pesca del tonno e alla produzione del garum, una pregiatissima salsa di pesce ottenuta dalle sue interiora e dalla carne di sardine, tonno ed altri pesci.
E se gli Svevi confermarono l’importanza del traffico portuale, nel periodo Angioino la città visse un periodo di pressione fiscale.
Dopo i Vespri Siciliani nel 1282, ebbe inizio la dominazione Aragonese. A loro si deve l’incremento di nuove attività commerciali, artigianali, l’ampliamento del centro urbano e di una nuova cinta muraria dotata di undici porte, una di queste è Porta Botteghelle o delle Putielle: oltrepassata la porta, il mare è costeggiato da una splendida passeggiata ottocentesca che segue le antiche mura di tramontana.
Il vicereame spagnolo durò sino al 1713 e le continue invasioni dei Corsari portarono alla realizzazione di fortezze inespugnabili. Con Carlo V venne ampliata la cinta muraria dotata di imponenti bastioni: quello dell’Impossibile, così chiamato perchè a quel tempo edificato su un terreno impervio e il Bastione Imperiale o di Sant’Anna impiegato anche come prigione. Con il Viceré Spagnolo Claude Lamoral fu eretta a difesa della città la Torre di Ligny a forma quadrangolare.
E se l’Ottocento fu caratterizzato da una fiorente attività nel settore marinaro e dalla crescita industriale del sale, nel Novecento numerosi eventi portarono la città al decadimento. Nel 1943 Trapani, considerata una base aereo-navale di primaria importanza, subì numerosi bombardamenti e alle vittime civili del secondo conflitto mondiale è stato dedicato un monumento.
La sua provincia fu toccata dal violentissimo terremoto che nella notte tra il 14 e 15 Gennaio del 1968 colpì la Valle del Belìce situata tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo e tra i comuni i più colpiti vengono ricordati Montevago, Salaparuta e Gibellina.
Gibellina è divenuta Museo en plein air ed ospita opere artistiche installate in vari punti della città. Simboliche sono la Stella di ingresso al Belìce di Pietro Consagra alta 26 metri e Il grande Cretto di Alberto Burri.
I monumenti religiosi e i prestigiosi palazzi in stile barocco fanno di Trapani una città molto elegante e raffinata. Lasciandoci alle spalle il lungo vialone del porto, dove le imbarcazioni sono accarezzate costantemente dal vento, ci si immerge in deliziose stradine acciottolate dai candidi colori.
Trapani è definita la città delle cento chiese per il numero elevato di edifici religiosi ed una fra tutte è la piccola e povera Chiesetta di San Liberale costruita nel 1600 su volontà dei pescatori corallari.
Della chiesa ne rimane ben poco essendo andata perlopiù distrutta a causa dei bombardamenti della II Guerra Mondiale. Si narra che un pescatore di nome Liberale, durante una battuta di pesca, fu assassinato per mano dei pirati per non aver rinnegato la sua fede cristiana. Il giorno della morte di Liberale una imbarcazione fece una pesca molto ricca di corallo (che si ricorda è di difficile estrazione) gridando al miracolo attribuito al pescatore Liberale. La chiesetta fu eretta in sua memoria.
Costruita sul finire del 1600, la Chiesa delle Anime del Purgatorio è amatissima dai Trapanesi per i 20 gruppi scultorei dei Misteri, custoditi al suo interno, che rievocano la Passione di Cristo.
Collocata in pieno centro storico è la bellissima Cattedrale di San Lorenzo edificata nel 1421 e rimaneggiata più volte nel corso dei secoli sino ad assumere l’attuale splendore in stile barocco-neoclassico. Al suo interno le tre navate sono divise da due file di colonne. Ai lati si ammirano pregevoli stucchi e affreschi.
Trapani, che possiede un corredo artistico di inestimabile valore storico-culturale diventa meta obbligata per chi decide di visitare l’arcipelago delle Egadi, suggestive isolette in grado di regalare scenari molto interessanti dal punto di vista naturalistico e minerario.
Trapani ha risorse inesauribili e se da un lato gli occhi si riflettono nelle acque cristalline del mare, dall’altro si disperdono tra i colori della macchia mediterranea.
Il complesso montuoso trapanese chiude l’Appennino siculo, le cui cime più elevate sono Monte Sparagio (1.100 m. s.l.m.) e Monte Inici (1.065 m. s.l.m.).
Imponente è il promontorio di Monte Cofano (659 m. s.l.m.) ricompreso nella Riserva Naturale Orientata visitabile attraverso tre sentieri. Il primo è quello Costiero, che consente di effettuare il periplo del Monte; il secondo è il Sentiero Scaletta (impegnativo, dal lato di San Vito Lo Capo) e il terzo sentiero che parte da Baglio Cofano.
In questa parte di Sicilia occidentale l’influenza delle dominazioni è servita in tavola!
Già nell’Ottocento, con l’intensificarsi degli scambi tra Tunisia e Trapani, una pietanza assai particolare entrò a far parte della gastronomia siciliana: il cous cous di pesce, al quale è dedicato un importante festival annuale che si svolge a settembre nella vicina San Vito Lo Capo.
Il cous cous di Trapani gode di una singolarità dovuta alla cottura al vapore della semola. La farina di semola di grano duro viene incocciata con l’acqua e roteata sino a formare il chicco del cous cous. Dopo aver preparato la zuppa mista di pesce, i chicchi vengono cucinati in una pentola di coccio bucherellata e appoggiata sopra ad una pentola in acciaio contenente acqua. La tradizione vuole che tra la pentola in acciaio e quella in coccio venga frapposta una striscia di impasto che serve a sigillare i due contenitori e consentire una completa cottura al vapore. Si tratta di una lavorazione parecchio lunga e che richiede molta pazienza.
Tra le tante specialità della cucina trapanese non può mancare il tonno, gustato in ogni sua parte. Deliziosa è la buttarica (uova di tonno), servita a fettine oppure utilizzata per condire la pasta.
A dir poco eccezionali, invece, sono le busiate, un formato di pasta attorcigliato grazie all’utilizzo di un ferretto e condite con il tradizionale pesto alla trapanese ricco di pomodoro, basilico e mandorle.
Un’altra risorsa importante del territorio trapanese sono i vitigni. Cattarratto, Grillo, Cabernet, Sauvignon e Frappato, solo per citarne alcuni! Le cantine permettono degustazioni e visite guidate. Una di queste la incontrate a Santa Ninfa, la Cantina Funaro, specializzata nella produzione di vini biologici, IGP e Doc.
Trapani è una città che ti entra nel cuore e la gente, calorosa ed ospitale, contribuirà a farvene innamorare. I tonnaroti, rosi dalla salsedine, vi riporteranno alla semplicità ma anche alla fatica della vita, mentre l’odore del sugo, quello buono cucinato per ore ed ore, inebrierà la passeggiata di tramontana, nel momento esatto in cui vi affaccerete sul mare per godervi lo spettacolo.
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