PANTALICA Tra archeologia e natura Situato nella parte sud-orientale della Sicilia, circondato dal Fiume Anapo e dal torrente Calcinara (suo affluente), Pantalica è un sito archeologico […]
Messina-old
Luglio 24, 2022Enna-old
Luglio 30, 2022Messina-old
Luglio 24, 2022Enna-old
Luglio 30, 2022Siracusa
Tra archeologia, mitologia e storia
Raccolta tra un dedalo di viuzze che la disegnano minuziosamente, tra l'architettura barocca dei palazzi, delle chiese bizantine e dei templi greci, Siracusa è un vero e proprio inno alla bellezza!
La valigia sul Letto B&B
Alloggia in centro a Catania
Le pietre di Stentinello, la Necropoli di Pantalica e le Cave di Cassibile, testimoniano che già a partire dal Neolitico nel territorio siracusano erano presenti dei villaggi abitati.
Sulla fondazione di Siracusa v’è sempre stata incertezza. Secondo gli studiosi la città fu probabilmente fondata nel 734 a. C. da coloni greci provenienti da Corinto che guidati dal Prode Archia abitarono l’isola di Ortigia.
I resti dei templi che incontriamo in Ortigia ne attestano la sua monumentalizzazione e ricchezza culturale. Il primo tempio dorico della Magna Grecia Siciliana è quello dedicato ad Apollo, edificato per rendere omaggio all’oracolo di Delfi che indicò ad Archia la strada da seguire. Con le diverse dominazioni il tempio subì notevoli trasformazioni diventando prima chiesa bizantina, poi moschea araba, chiesa cristiana e, da ultimo nel Cinquecento, una caserma spagnola.
Nel VII Secolo a. C. l’impianto urbano si espanse verso l’interno dell’isola e nuove colonie furono fondate: Akrai, Casmene, Camarina. In età antica la cinta muraria che proteggeva la città si estendeva per quasi 28 Km e ciò fu reso possibile dal Tiranno siracusano Gelone I. I Tiranni, che concentravano il potere nelle loro mani, governarono Siracusa dal 455 a. C. sino all’arrivo dei Romani e per questo motivo la città fu considerata centro della tirannide siciliana.
Siracusa acquisì una tale rilevanza culturale ed artistica, tanto da divenire musa ispiratrice di uomini importanti come Pindaro, Eschilo, Platone, Plutarco.
I Romani, che conquistarono la bella Siracusa nel 212 a. C., vi trasferirono la loro sede amministrativa dichiarandola capitale della provincia siciliana (romana).
Come Palermo e Messina, anche Siracusa vantava di un porto strategico in grado di consentire ai Romani importanti scambi commerciali-marittimi.
I Romani, stanziati su un territorio già ricco di tanta arte e bellezza, aggiunsero nuove opere a quelle già esistenti, come l’Anfiteatro, utilizzato per la lotta tra i gladiatori, e le Catacombe, ossia l’intricata rete di aree cimiteriali sotterranee
Il periodo di occupazione romana fu contrassegnato da due tragici eventi. Il primo riguarda la morte dell’illustre matematico e genio Archimede, ucciso da un soldato romano durante l’assedio di Siracusa. Le sue intuizioni fisiche contribuirono, infatti, alla resistenza romana.
Il secondo, invece, è legato alla diffusione del Cristianesimo e alle persecuzioni autorizzate dall’Imperatore Diocleziano. Simbolica a tal fine è la storia della martire Santa Lucia, patrona della città, giustiziata il 13 Dicembre del 304 a. C.
Al periodo della dominazione romana risalgono probabilmente i primi insediamenti ebrei. Nel quartiere della giudecca si trova l’Ipogeo di Casa Bianca dove è presente un Miqwè, ossia una vasca di purificazione che utilizzavano gli Ebrei.
L’arrivo degli Arabi causò migliaia di vittime e la riduzione in schiavitù dei sopravvissuti. A quel tempo gli Arabi divisero l’Emirato Siciliano in tre valli: Val Demone, Val di Mazara, Val di Noto e Siracusa divenne capoluogo di quest’ultima. Per una parte la città si trasformò seguendo l’impianto urbanistico arabo, mentre la religione cristiana era ben tollerata, anche se alcuni luoghi di culto cristiano furono trasformati in moschee, come la Cattedrale e il Tempio di Apollo.
Nel 1038 la città fu sottratta agli Arabi per un breve periodo dal generale bizantino Giorgio Maniace. Con il nome del generale viene identificato il castello che sorge sull’isola di Ortigia il cui impianto, però, si deve all’Imperatore Federico II di Svevia. L’edificio a pianta quadrata, costruito fra il 1232 e il 1240, sorge sull’estrema propaggine della penisola e il suo muro perimetrale è caratterizzato da quattro torri cilindriche poste agli angoli. Il Generale Maniace, riconquistata la città, portò in dono due arieti bronzei ellenistici che furono posti all’ingresso del Castello svevo, che nel tempo ha impropriamente conservato il nome del condottiero. Il castello è stato più volte restaurato mantenendo sempre la stessa severità visiva, in un ottica equilibrata.
Ma la città più bella della Magna Grecia Siciliana, l’11 gennaio del 1693, fu colpita dal violentissimo terremoto che interessò la Val Di Noto. Da quel momento in poi si diede inizio alla ricostruzione in stile barocco il cui simbolo è certamente Piazza Duomo dove l’architettura greca è stata notevolmente preservata.
La Cattedrale della Natività di Maria Santissima si compone di una facciata fastosa ed imponente e presenta due ordini di colonne corinzie. Alla fine della stupenda gradinata le statue dei Santi Pietro e Paolo sono affiancate dalle statue dei martiri di Siracusa, San Marciano e Santa Lucia. angeli, gigli e la statua dell’Immacolata, precedono la croce in ferro battuto. La facciata fu costruita nel 1728 in sostituzione della facciata normanna che andò distrutta con il terremoto. Al suo interno sono custoditi tesori di inestimabile valore, come le colonne doriche nella navata centrale, gli affreschi pittorici della cappella del sacramento, pregiate sculture del Cinquecento e, da ultimo, l’argenteo simulacro di Santa Lucia, che contiene le reliquie della Santa. Il Tempio di Atena è inglobato nell’odierna Cattedrale.
Accanto alla Cattedrale sorge la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, nella sua elegante e scenografica facciata, che raggiunge i 25 metri di altezza, e la stupefacente balconata in ferro battuto, che corre lungo l’intera facciata. La chiesa sino al 2020 ha ospitato un’opera di Caravaggio raffigurante il Seppellimento di Santa Lucia. Il corpo della martire è disteso a terra mentre due enormi uomini, i seppellitori, scavano una fossa. Il gioco di luci e ombre, tipico della pittura del Caravaggio, è sensazionale. Attualmente l’opera si trova presso la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro nel quartiere della Borgata, fuori dal centro storico.
A Santa Lucia vengono attribuiti diversi miracoli ed uno di questi è legato alla carestia del 1646. Si narra che mentre il popolo si riuniva in preghiera invocando l’aiuto della Santa, una colomba che tratteneva nel becco una spina di grano si accostò all’altare preannunciando l’approdo di una nave stracolma di grano. Da qui nasce il tradizionale piatto la Cuccia di Santa Lucia.
Dopo il continuo passaggio di poteri che si ebbe sino ai Borboni, Siracusa si risollevò successivamente all’Unità di Italia. Il Novecento fu caratterizzato dalle scoperte e nei sotterranei dell’attuale sede del Municipio, accanto a Piazza Duomo, furono rinvenuti i resti di un rarissimo tempio ionico risalente ad un periodo anteriore ai Corinzi. Si tratta del Tempio di Artemide, dea della caccia, della natura selvaggia e della castità.
I resti del Tempio sono stati rinvenuti grazie agli scavi archeologici guidati da Paolo Orsi nel 1910 in un’area caratterizzata dalla presenza di altri edifici sacri.
Alla memoria di Paolo Orsi, archeologo Roverese che studiò molto la nostra terra, è
stato dedicato il Museo Archeologico Regionale di Siracusa, uno dei più prestigiosi musei d’Europa per la quantità dei reperti che custodisce.
In Piazza Archimede una fontana raffigura la bellissima dea Artemide con arco e freccia.
Il Secondo conflitto mondiale colpì duramente Siracusa e il 3 settembre del 1943, nelle campagne di Cassibile, fu siglato l’armistizio con cui l’Italia cessava le ostilità contro le forze alleate. La Sicilia ne uscì in ginocchio con una situazione economica disastrosa.
I bombardamenti avevano danneggiato le industrie di zolfo e quelle agricole, creando inoccupazione. Venne promosso un piano di industrializzazione concretizzatosi con l’apertura delle raffinerie di petrolio greggio e degli impianti. Nacquero così le industrie di periferia prima fra tutte il Polo Petrolchimico di Augusta che conobbe espansione oltremisura, poi a Targia i cementifici e la fabbrica della Eternit Siciliana. Se da un lato la crescita industriale creava occupazione con un numero sempre maggiore di unità impiegate, dall’altro nasceva uno squilibrio ambientale. Ma questa è un’altra storia.
Tra terra e mare ci si immerge subito in un’atmosfera quasi surreale. Passeggiando a piedi sul lungomare, un intreccio di viuzze leggermente in salita, tra edifici barocchi e palazzi nobiliari, vi riporterà indietro di millenni, tra passato e presente.
Nella parte più antica di Siracusa, la bellissima e romantica Ortigia, che in greco antico significa quaglia, è collegata alla terra ferma da due ponti, Ponte Santa Lucia e Ponte Umbertino. Ortigia è legata alla ninfa Aretusa e alla sua fonte, conosciuta simpaticamente come a funtana ri Papiri, un laghetto semicircolare naturale che nasce grazie ad una sorgente d’acqua dolce che sgorga nelle vicinanze del mare. All’interno della fonte, tra paperelle e pesci rossi, cresce una varietà di papiri selvatici unici in tutta Europa. La legenda vede protagonista la ninfa greca Aretusa, nota per la sua struggente bellezza. Un giorno durante una battuta di caccia ai piedi del Monte Olimpo, Aretusa, vedendo le acque limpide di un fiume decise di concedersi un bagno. Il Fiume, accarezzato dal corpo della giovane, cominciò a fremere talmente tanto che spaventò la donna che si affrettò ad uscire dall’acqua. Proprio in quell’istante il fiume assunse le sembianze di un giovane uomo: era Alfeo! Aretusa che non ricambiava l’amore dell’uomo invocò l’aiuto di Diana che per proteggerla, prima, la avvolse in una spessa nube e poi, la trasformò in una fonte portandola in Sicilia, presso l’isola di Ortigia. Ma Alfeo che non voleva rinunciare alla giovane fanciulla chiese aiuto a Zeus che ordinò di scavare un canale che attraversasse il Mar Ionio, affinché potesse riemergere accanto alla Fonte, alla sua amata Aretusa.
La Siracusa nobiliare ed elegante si ritrova nei bellissimi palazzi che si incontrano nelle vicinanze della Fonte Aretusa. Uno di questi è il Palazzo Bellomo, una costruzione sveva, che rappresenta la storia della architettura medievale in Sicilia. Il Palazzo è sede del Museo Regionale e tra le collezioni ospita anche l’Annunciazione di Antonello da Messina.
Accanto al Duomo di Siracusa un altro magnifico edificio occupa la scena: il Palazzo Vermexio risalente al 1629 su progetto dell’architetto spagnolo Giovanni Vermexio. L’architetto fu in grado di fondere le caratteristiche architettoniche rinascimentali con quelle spagnole. Oggi il Palazzo ospita la sede del Municipio di Siracusa e al suo interno è custodita un’antica carrozza settecentesca.
Poco distante da Ortigia un museo a cielo aperto racchiude tesori di epoche passate, come il Teatro Greco, ancora oggi sede annuale delle tragedie classiche, e l’Anfiteatro Romano.
All’interno del Parco Archeologico sono presenti numerose latomie, ossia cave di pietra tagliate dalle quali veniva estratta la roccia calcarea utilizzata per edificare. Le latomie furono impiegate come prigioni e la più celebre è conosciuta con il nome di Latomia del Paradiso, alta ben 23 metri, larga 11 e profonda oltre 60 metri. L’ampiezza consente una amplificazione acustica parecchio accentuata. Anche attorno alla Latomia del Paradiso ruota una leggenda che vede protagonista il Tiranno Dionisio ove all’interno vi richiudeva gli antagonisti politici e dissidenti affinché potesse origliare i loro discorsi. Il Caravaggio dopo aver visitato la grotta pensò ad una similitudine tra la stessa e il condotto uditivo dell’orecchio dell’asino. Fu il Caravaggio ad attribuire alla grotta in nome di Orecchio di Dionisio.
Poco distante dal Parco Archeologico si incontra la Chiesa intitolata a San Giovanni Evangelista al cui interno è presente la Cripta di San Marciano, Vescovo e martire. La Chiesa raccoglie elementi architettonici di passate epoche, come l’ingresso gotico-catalano, le mura perimetrali normanne e il bellissimo rosone ancora intatto presente sulla facciata.
Al di sotto della chiesa è visibile un antico complesso catacombale utilizzato come cimitero cristiano che si sviluppa in tre livelli. Ogni angolo della roccia è scavato. Alcune tombe sono ricoperte da una lastra che presenta tre fori che servivano per celebrare il Refrigerium (banchetto funebre), ossia una cerimonia pagana il cui scopo era quello di nutrire l’anima dei defunti in attesa di passare a vita eterna offrendogli del cibo.
Le ricchezze storiche, archeologiche e paesaggistiche presenti nel territorio siracusano, le hanno fatto guadagnare un posto nella lista UNESCO nell’anno 2005.
La costa si caratterizza per un’alternanza di tratti rocciosi, insenature nascoste e Riserve Naturali. Dalla spiaggia incontaminata dello Sbarcatore dei Turchi, si procede verso Sud, incontrando la spiaggia di Fontane Bianche, la Riserva Naturale Orientata di Vendicari e l’Isola delle Correnti, dove i Mari Ionio e Mediterraneo si incontrano.
Il territorio siracusano appartiene all’Altopiano collinare dei Monti Iblei, la cui cima più elevata la raggiunge il Monte Lauro con i suoi 987 m. s.l.m.
Tra vallate, gole profonde e canyon, il territorio si contraddistingue per la presenza di numerosi fonti d’acqua: il Fiume Anapo, chiamato anche fiume invisibile perché si ingrotta nel sottosuolo per poi riemergere in superficie, il Fiume Ciane, dove il papiro cresce spontaneamente e il Fiume Irminio a carattere prevalentemente torrentizio.
Per scoprire inconsuete meraviglie, lontani dal caos e dal turismo di massa, gli Iblei offrono trekking favolosi alla scoperta di piccoli borghi sinceri e inviolati dall’uomo; come il Cammino degli Iblei, che dalla Cava di Ispica conduce a Palazzolo Acreide, o il percorso ad anello all’interno della meravigliosa Pantalica tra resti bizantini e tombe scavate nella roccia.
Le culture che si sono succedute nel tempo hanno influenzato anche la cucina locale. I prodotti del mare e della terra arricchiscono le tavole dando origine a pietanze deliziose dai gusti inconfondibili.
Il miele intenso di Sortino o l’olio di Bucheri ricavato dall’oliva varietà tonda iblea, sono specialità culinarie che ritroviamo esposte nelle sagre e rassegne enogastronomiche organizzate annualmente per ricordare origini e tradizioni locali, come il MedFest a Bucheri e la Sagra dei Monti e del Mare a Villasmundo.
I prodotti tipici, l’artigianato, il folklore e la tradizione sono raccolti nella cornice barocca del territorio siracusano, uno scrigno colmo di sorprese.