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Luglio 24, 2022Palermo-old
Agosto 4, 2022Siracusa-old
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Agosto 4, 2022Enna
L’ombelico della Sicilia!
Enna, che dai suoi 931 m. s.l.m. domina la Valle del Dittaino, è il capoluogo di provincia più alto di Italia e l'obelisco di rame che incontrerete presso l'Eremo di Monte Salvo non lascia alcun margine di dubbio: Henna umbilicus Siciliae!
La valigia sul Letto B&B
Alloggia in centro a Catania
Non a caso, se raggiungete l’Eremo di Monte Salvo, incontrerete un obelisco di rame che non lascia alcun margine di dubbio: Henna umbilicus Siciliae!
L’ombelico della Sicilia.
Da Enna le stagioni passano tutte e durante le fredde giornate invernali ci si potrebbe imbattere nella neve. Nonostante sia l’unica provincia siciliana a non essere toccata dall’azzurro del mare, viene colorata ed abbracciata dai Monti Erei e dalla catena montuosa dei Nebrodi, mentre l”Etna nelle limpide giornate controlla tutto da lontano!
Il territorio ennese ha origini parecchio lontane e gli scavi archeologici nei pressi del Lago Pergusa hanno riportato alla luce un villaggio fortificato ed una necropoli che certificano la presenza umana sin dall’età Neolitica.
La sua posizione geografica fu sfruttata dal popolo Sicano il quale edificò un maniero per salvaguardare il territorio circostante dagli attacchi esterni. Molti secoli più tardi, sulle rovine del maniero sorse il Castello di Lombardia, uno dei castelli medievali più grandi di Italia.
Con i Greci la città crebbe notevolmente rendendosi forte ed indipendente tanto da essere considerata una delle città maggiormente invalicabili. Come i Sicani, anche i Greci omaggiarono la pratica religiosa rivolta alla grande madre Demetra, simbolo di fertilità, nascita e nutrimento, a tutela della semina e del raccolto.
Essendo geograficamente collocata in una posizione strategica che le impediva di subire gli attacchi esterni, i Romani riuscirono a conquistare Enna soltanto dopo svariati tentativi e a loro si deve l’appellativo Henna Urbs Inexpugnabilis. Compresa la potenzialità della terra i Romani trasformarono il territorio in Granaio di Sicilia, speculando, secondo le fonti, sulla manodopera contadina degli schiavi, causando un malcontento generale sfociato nella Prima Guerra Servile.
Dopo numerosi tentativi di conquista Enna passò sotto l’influenza Araba e fu battezzata con il nome Castrogiovanni. Gli Arabi la indirizzarono verso un nuovo splendore, ricamandola con un nuovo tessuto urbano, inserendo nuove colture ed un proficuo commercio.
Con l’arrivo poi del popolo Normanno, nell’antico maniero dei Sicani vi si insediò una colonia di piemontesi e lombardi, convivendo tutti pacificamente.
Con Federico II di Svevia la città progredì sempre di più e la spettacolare Torre Ottagonale e la ristrutturazione del Castello di Lombardia, ad opera dell’Architetto Riccardo da Lentini, rappresentano l’epoca fiorente.
Gli Aragonesi le regalarono l’attuale configurazione urbana e con la Regina Eleonora d’Angiò, moglie di Federico II di Aragona, iniziarono i lavori del Duomo.
Castrogiovanni però raggiunse il suo massimo splendore monumentale ed architettonico con la dominazione spagnola, diventando polo di attività economiche e commerciali. Con il regime fascista nel 1927 il nome Castrogiovanni fu sostituito da Enna e Mussolini elevò la città a capoluogo di provincia.
In età Medievale gli ingressi posti a tutela della città erano sette e di questi l’unico rimasto intatto è la Porta di Janniscuru realizzata durante il periodo normanno. Quando le porte si chiudevano Castrogiovanni diventava Urbs Inexpugnabis. Una piccola scalinata in pietra precede la porta, dove accanto vi sono delle grotte di epoca Neolitica, come la Grotta della Guardiola con funzione militare e la Grotta della Spezieria, probabile luogo di culto.
Il centro storico ospita il Duomo dedicato a Maria Santissima della Visitazione la cui imponente facciata medievale rispecchia i canoni del barocco siciliano. Il suo interno, armonico ed elegante, è arricchito da colonne corinzie e marmi del Settecento. Percorrendo le tre navate con il naso all’insù potrete ammirarne i soffitti lignei a cassettoni del Quattrocento e del Cinquecento, unici nel loro genere. Tra gli affreschi spiccano invece le opere del fiammingo Borremans e quelle del nisseno Vincenzo Ruggero.
A mille metri di altitudine sorge il Castello di Lombardia
che per la sua posizione, difeso da dirupi a strapiombo, venne considerato una fortezza inespugnabile. Roccaforte bizantina, araba, normanna e sveva, fu così chiamato per la presenza dei Longobardi durante il periodo normanno. È possibile ammirare la Torre Pisana, oggi ancora perfettamente intatta .
Nelle vicinanze del medievale castello, rivolta ad oriente, si trova un’area consacrata all’interno della quale sorgeva un santuario dedicato dai Sicani alla Madre Terra, poi a Demetra dai Greci e a Cerere, in epoca romana. Da qui il nome della Rocca di Cerere.
Notevole è la Torre Ottagonale del tredicesimo secolo, comunemente chiamata la Torre di Federico II di Svevia, anche se la sua paternità è stata messa in discussione.
Si tratta di una struttura con elementi tipici dell’architettura gotica alta ben 27 metri la cui posizione domina l’intero circostante territorio.
A strapiombo sulla Valle del Rizzuto sorge il Santuario di Papardura, un luogo suggestivo e mistico.
La facciata esterna, sobria ed essenziale, non rispecchia l’interno ad unica navata che al
contrario risulta ricco e sfarzoso. Sotto al tetto ligneo a cassettoni, stucchi in gesso
policromi vengono esaltati dagli smalti oro e rosso della teca.
All’interno sono presenti cortili e torri tra le quali la Torre Pisana, oggi ancora perfettamente intatta. Si tratta di uno dei castelli meglio conservati in tutta la Sicilia e fu roccaforte bizantina, araba, normanna e sveva.
Nelle vicinanze del medievale Castello, rivolta ad oriente, si trova un’area consacrata all’interno della quale sorgeva un santuario dedicato dai Sicani alla Madre Terra, poi a Demetra dai Greci e a Cerere, in epoca romana. Da qui il nome della Rocca di Cerere.
Ph Arangio ©
La visita alla città di Enna non può che concludersi con l’assaggio delle prelibatezze
tipiche del territorio. Dal gateau all’ennese, un timballo di riso preparato con ragù di
carne e piselli, insieme a melanzane fritte, uova sode e caciocavallo, alla
polenta siciliana, la frascatula, un connubio di farina di cereali e legumi, finocchietto
selvatico, lardo e broccoli, che in origine si ricavava dall’utilizzo di farina di ceci e
cicerchia. I nordici apprezzeranno!