NOVARA DI SICILIATra suggestioni e leggende millenarie Incastonato tra i Monti Nebrodi e i Peloritani vi è uno dei borghi più belli d’Italia il cui appellativo, […]
Isole Eolie
Luglio 24, 2022Siracusa-old
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Luglio 24, 2022Messina
La città dei due mari
Ogni siciliano migrato altrove conosce bene l'emozione che si prova non appena ci si imbarca sul traghetto che parte da Villa San Giovanni per ritornare nella propria amata terra.
La valigia sul Letto B&B
Alloggia in centro a Catania
Imbarchi la macchina, superi la folla di corsa per raggiungere il bar al primo piano del traghetto e acquisti l’arancino o l’arancina, la disputa non è ancora sciolta … .
Fatto sta che quel cono di riso ripieno di ragù è il primo assaggio che ti riporta a quando eri bambino, se sei un siciliano migrato altrove, ed è il primo sapore che non scorderai mai più, se sei un forestiero in vacanza. Se acquistate l’arancino, o l’arancina, dirigetevi poi verso il pontile della nave e godetevi la rotta marina.
In lontananza a darvi il benvenuto troverete la Madonnina Benedicente che veglia su tutta la città di Messina, dove i Mari Ionio e Tirreno si incontrano sotto gli occhi vigili dei Monti Peloritani.
Lo stretto di Messina è divenuto nel tempo luogo di miti e leggende, come quella di Scilla e Cariddi, trasformati in orrendi mostri o quella di Orione, fondatore del porto e ancora quella di Colapesce, abile nuotatore che si sacrificò per sostenere una delle tre colonne che sorreggono la Sicilia. Si narra che ogni 100 anni Colapesce riemerga dalle acque per ammirare la sua splendida terra.
Messina grazie alla sua collocazione geografica è sempre stata considerata una rotta centrale per tutto il traffico commerciale marittimo del Mediterraneo, tanto da divenire Civitas Foederata nel periodo Romano ed ottenere, poi, il titolo di Caput Regni con l’editto del Conte Ruggero II.
Da Messina transitarono numerosissime popolazioni straniere le cui tracce, però, sono state in parte cancellate dai terremoti e dalle guerre. La città, infatti, sorge al di sopra delle sue stesse macerie e la Chiesa dei Catalani, parzialmente interrata di quasi tre metri rispetto al manto stradale, ne testimonia la precedente posizione.
La città fu fondata dai Greci nel 757 a. C. con il nome di Zancle che significa falce, per la forma che assume lo stretto. Nel V secolo a. C. il Tiranno Anassilao di Reggio, che dominava entrambe le sponde dello stretto, le diede il nome di Messene, mentre con i Romani, che la conquistarono nel 264 a. C., diventò Messana. Questi ultimi le conferirono lo status di Civitas libera et foederata, ossia città libera, indipendente ed esente dai tributi di guerra. Con gli Arabi si ebbe un importante sviluppo nel settore agricolo, mentre con i Normanni diventò una importantissima città fortezza, nonché polo militare, economico e politico. Qui si celebrò la Battaglia tra Tancredi, ultimo Re dei Normanni, e Riccardo Cuor di Leone, che favorì la dominazione Sveva.
Elementi bizantini e gotici furono impiegati nell’architettura religiosa e la suggestiva Chiesa di Santa Maria Alemanna ne rappresenta un chiaro esempio.
Si tratta di un maestoso edificio del XIII Secolo che su ordine di Federico II di Svevia, fu affidato all’Ordine dei Cavalieri Teutonici, a quel tempo impegnati in guerra durante le crociate in Terra Santa al fine di garantirgli un luogo di sosta. Restaurata più volte, oggi è aperta al pubblico ed è stata inserita nel percorso Sulle orme di Federico, un itinerario culturale organizzato dalla Fondazione Federico II di Palermo il cui scopo è quello di far conoscere il patrimonio storico-architettonico attraversando paesi, borghi e luoghi impregnati dell’architettura Federiciana.
Messina vanta uno dei pittori più importanti del Quattrocento, Antonello da Messina, le cui opere sono sparse in tutto il mondo. In città è possibile ammirare il Polittico di San Gregorio esposto al Museo Regionale di Messina.
Con lo scorrere del tempo la città diventò sempre più forte trasformandosi in Porta di ingresso per la Sicilia, progredendo verso una importante espansione economica grazie, soprattutto, all’attività industriale nel settore della seta.
Al periodo florido e prosperoso fecero seguito impressionanti disgrazie che incisero notevolmente sulla popolazione: come la peste del 1743 e il terremoto di Reggio – Messina del 1783.
Nell’Ottocento si ebbe una ripresa del commercio marittimo grazie al privilegio del Porto Franco concesso nel 1197 dall’imperatore Enrico VI, ossia una sorta di immunità economica nei traffici commerciali che consentiva le esportazioni ed importazioni senza l’obbligo di corresponsione di gabelle e tasse.
Il territorio è ampiamente sismico e alle precedenti catastrofi naturali se ne aggiunse un’altra ancora più tragica, il terremoto del 1908, che provocò la morte di circa ottantamila persone radendo quasi completamente al suolo la città.
La ricostruzione avvenne nel 1910 sul progetto redatto dall’ingegnere e architetto Luigi Borzì che elaborò il nuovo piano regolatore. La città fu rimodellata tra larghe strade e case basse antisismiche, privilegiando diversi stili architettonici come il tardo eclettismo, lo stile liberty e razionalista.
Passeggiando per la città, tra le moderne strutture, si incontra la bellissima Cattedrale di Santa Maria Assunta, imponente edificio Normanno risalente al 1150 circa.
Di rilevanza notevole è il suo Campanile alto 60 metri animato dal gallo simbolo del risveglio, che canta tre volte, da un leone simbolo di forza, che ruggisce per altrettante volte e da Clarenza e Dina, le donne che difesero la città durante il periodo dei Vespri Siciliani.
Nel campanile è altresì inglobato l’Orologio Astronomico più grande e complesso al mondo, progettato dalla Ditta Ungerer di Strasburgo. Un particolare sistema meccanico di leve e contrappesi consente alle statue di muoversi alle ore 12,00. È molto suggestivo.
In Piazza Duomo, inoltre, è presente la cinquecentesca Fontana di Orione realizzata da Giovanni Angelo Montorsoli, allievo di Michelangelo.
Raggiungendo Piazza Antonello l’occhio cadrà sull’elegante Galleria Vittorio Emanuele III in stile liberty, la cui vetrata posta sulla cupola centrale crea un suggestivo gioco di luci sulla pavimentazione a mosaico.
Stupefacente è il Camposanto. E si avete letto bene! Ho scritto Camposanto, riferendomi al cimitero di Messina che più che un cimitero somiglia ad un parco pubblico ed è considerato uno dei cimiteri monumentali più importanti di Italia, dove poter ammirare al suo interno architetture neoclassiche e liberty.
Nacque dopo l’epidemia di colera che intorno al 1854 colpì la città di Messina.
Dove in passato sorgeva il Castello di Rocca Matagriffone o Guelfonia, che nel 1191 diede dimora a Riccardo Cuor di Leone, oggi troviamo il Sacrario di Cristo Re, un prestigioso edificio religioso che domina la città e dal quale è possibile ammirare lo stretto.
L’imponente cupola a costoloni ospita otto statue in bronzo che raffigurano le tre virtù teologali: la Fede, la Speranza e la Carità; le quattro virtù cardinali Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza; e l’allegoria della Religione, che le comprende tutte.
Oltre alle spettacolari chiese, a Messina, si incontrano palazzi signorili di notevole rilievo, come il Teatro Vittorio Emanuele, che ha mantenuto l’originale architettura neoclassica e al cui interno è possibile ammirare la storia di Colapesce raffigurata sul soffitto dal grande Renato Guttuso o il Palazzo della Camera di Commercio, costruito dopo il terremoto e restaurato dopo i bombardamenti, che ospita le sculture del messinese Antonio Bonfiglio.
Tra picchi e crinali i Monti Peloritani dominano per ben 70 km, da Capo Peloro sino a raggiungere i Monti Nebrodi sfumando, poi, nella valle del fiume Alcantara. Il territorio comprende importanti siti naturalistici come la Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello; il Bosco di Malabotta; Capo Milazzo e il meraviglioso Parco Fluviale Dell’Alcantara.
Anche se delle originarie foreste ben poco è rimasto la natura si mostra rigogliosa e a tratti violenta ed arrogante. Alle cima di Montagna Grande (1374 m) si alternano imponenti vallate attraversate da corsi d’acqua e fiumare e poi ancora monti, che favoriscono la perdita del senso sino al Monte Etna. È sufficiente abbassare lo sguardo per immergersi nello stretto di Messina, tra Ionio e Mediterraneo e scorgere, oltre, le Isole Eolie.
La bellezza del territorio deve essere ammirata lentamente e gli amanti del trekking o delle leggere camminate, in questa parte di appennino siculo, avranno solo da scegliere.
I Peloritani offrono interessanti alternative. Come il Sentiero Badiazza Laudato sì, un percorso ad anello di 4 km circa, adatto a tutti, che parte dal Monastero Benedettino di Santa Maria la Valle (che i Messinesi chiamano Badiazza); l’Altopiano dell’Argimusco dove poter ammirare i Megaliti, ossia enormi rocce di arenaria quarzosa, attorno alle quali ruotano delle misteriose leggende popolari; oppure, per gli ammanti dei cammini a lunga percorrenza, il Cammino dell’Anima, che ha inizio dal Santuario di Dinnamare fino a raggiungere il suggestivo Santuario di Tindari percorrendo circa 120 km di regie trazzere.
E di altrettante bellezze naturalistiche sono le Isole Eolie raggiungibili con un traghetto dal Porto di Milazzo.
Anche Messina, come il resto della Sicilia, è in grado di deliziare tutti i palati. La cucina locale offre un’ampia scelta di prodotti tipici. Il primo posto è occupato dallo Stoccafisso alla Messinese, u stoccu a missinisi, che dalla penisola scandinava pare abbia raggiunto le coste messinesi nel 1500. Il merluzzo è sottoposto ad una lunga lavorazione che permette di mantenere inalterate le proprietà nutritive. Dopo la pulizia del merluzzo che viene privato della testa e della lisca, si passa all’essiccazione al freddo per diversi mesi, per poi essere riposto in un luogo chiuso e ben ventilato per circa tre mesi. La sua perfetta conservazione ne consentiva il trasporto marittimo per lunghi periodi. Gli odori di Sicilia si sposano nel piatto: capperi, pomodoro, patate, olive bianche, sedano e uvetta sultanina. Una prelibatezza.
Grazie agli avanzi dell’impasto utilizzato per il pane, nasceva il Pidone, u pituni, simile al calzone, farcito con scarola, tuma, acciughe, pomodoro e chi più ne ha più ne metta. La pasta è croccante e soffice. Non si butta via niente!
L’entroterra, invece, ricco di pastorizia, regala prodotti degni di nota, come il salame di Brolo o il maiorchino, il formaggio che rotola, il tutto, accompagnato da un buon calice di Mamertino rosso o un pregiato Faro Doc, di uve provenienti dai vigneti di Nerello Mascalese, Cappuccio e Nocera.
Bella falce adunca, che taglia nell’azzurro il più bel porto del mondo, il bel monte Peloro verde di limoni e Glauco di fichidindia e l’Aspromonte che, agli occasi, si colora d’inesprimibili tinte. Così Giovanni Pascoli, che nel 1898 fu chiamato ad insegnare letteratura latina presso l’Università degli Studi di Messina, descrisse l’incontro con la città. Versi significativi e sonanti di armonia.