ALLE FALDE DELL’ETNA

Tra storia, tradizione e natura.

Alle falde dell'Etna piccoli borghi silenti armati di struggente bellezza restano lì, immobili, a guardar l'invecchiar delle stagioni, tra il mare e la montagna che fanno da sfondo nella metamorfosi del colore e a volte anche dell'anima.

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Gli agrumeti, i boschi di quercia, di castagno e i filari di vite disegnano il corpo superbo del vulcano fatto di roccia dura e nera, mentre qualche endemismo colorato, in lontananza, si mostra in tutto il suo splendore.

Catania

Valle Del Bove

ph Lavaligiasulletto

Nel 1987 fu istituito il Parco Regionale dell’Etna con i suoi 59000 ettari di territorio al fine di tutelare il singolare patrimonio naturale che circonda il vulcano più attivo di Europa e di promuovere, al contempo, lo sviluppo ecocompatibile delle comunità locali.

Catania

Etna

ph Lavaligiasulletto

Il Vulcano, come una donna siddiata, borbotta e ogni tanto esplode minacciando i centri abitati che siedono al suo cospetto; così come accadde durante l’eruzione del 1852 che tenne in apprensione soprattutto gli abitanti di Milo e di Zafferana Etnea.

Il  vulcanologo Carlo Gemmellaro in un suo scritto del 1858 parla di Caselle come di uno dei borghi più minacciati dall’eruzione: cresceva la piena nel braccio che parea diretto verso il Milo e le Caselle […] e gli abitanti sgombravano desolati le loro abitazioni.  L’eruzione si protrasse fino al 27 maggio dell’anno successivo. Si stima che 120 milioni di metri cubi di materiale lavico furono emessi nel corso dei 280 giorni dell’attività. Nell’occasione si generarono due crateri presso la base della parete occidentale della Valle del Bove, che furono successivamente denominati Monti Centenari.

Catania

Etna

ph Fabrizio Zuccarello

I piccoli borghi, che d’inverno sono solo per le anime solitarie, d’estate si trasformano in luoghi di villeggiatura dove vengono organizzate sagre di benvenuto che ci riportano all’antica tradizione

Catania

Etna

ph Lavaligiasulletto

Abbandonato il caos cittadino, procedendo verso la Montagna, il silenzio di questi luoghi induce ad ammirare la bellezza paesaggistica fatta di muri in pietra lavica e altarini votivi posti agli angoli dei bivi, quasi a ricordare lo stretto legame esistente tra fede e vulcano.

Qui il patrimonio storico è vasto ed imponente. Dalle chiese settecentesche che si elevano su larghe piazze composte e curate nel dettaglio, alle nobiliari dimore che spesso si sono prestate al grande schermo. I borghi sono molti e si susseguono l’uno dopo l’altro regalando uno scenario naturale e paesaggistico incomparabile al mondo.

Catania

Timpa Rossa

ph Maria Catania

Nicolosi è storicamente considerato la Porta dell’Etna per chi vuole conoscere e visitare il vulcano più da vicino. Visitati i Monti Silvestri è possibile godersi delle belle e silenziose passeggiate attraverso il Sentiero Schiena dell’Asino. In loco è presente anche la Funivia dell’Etna che consentirà l’escursione ad alta quota sino a 2.500 m.

Catania

Nicolosi

ph Lavaligiasulletto

Le eruzioni che nel corso della storia hanno interessato questi luoghi sono numerose, come quella avvenuta nel 1536 che distrusse parte delle campagne di Nicolosi e Mompilieri ove la lava incandescente seppellì tutto ciò che ostruiva il suo passaggio; o la minaccia del 1886 che secondo la leggenda fu bloccata grazie al velo di Sant’Agata portato in processione dal beato Cardinale Dusmet. In  quella stessa occasione fu portata anche la statua di Sant’Antonio alla Sciara. Due altarini ricordano l’evento: la cappella dedicata alla giovane martire e l’altare dedicato a Sant’Antonio elevato nel punto esatto dove la lava si arrestò. Ma l’eruzione più violenta fu quella del marzo del 1669 e cessata poi nel luglio dello stesso anno. La lava, dopo aver raggiunto e di fatto distrutto diversi centri abitati come Malpasso (l’attuale Belpasso) Mascalucia, Trecastagni e via via spingendosi oltre, sino a raggiungere le porte di Catania, circondare il Castello Ursino, arrestò la sua corsa in mare. La popolazione che si è sempre rifiutata di abbandonare l’area ha ricostruito i centri abitati. Una interessante testimonianza degli eventi è raccolta nel Museo Vulcanologico dell’Etna a Nicolosi.

Catania Nicolosi

Crateri Silvestri

ph Giò Giusa

Spostandoci di pochi chilometri si incontra un borgo magico il cui toponimo, Trecastagni, deriverebbe dalla presenza passata di tre imponenti alberi di  castagno. Ma c’è anche chi ricollega il nome del paese ai tre fratelli, santi e martiri, Alfio, Filadelfo e Cirino che durante un viaggio da Messina a Lentini trovarono riposo a Trecastagni, nella piazza dove oggi è presente la chiesa a loro dedicata.  

Catania

Trecastagni

ph Emilio Messina

Ma questi sono anche i luoghi narrati dal Verga nel suo bellissimo romanzo d’amore Storia di una Capinera e sul Monte Ilice si trova la masseria dove la protagonista Maria, insieme alla sua famiglia, trovò riparo dall’epidemia di colera che colpì Catania nel 1854.

Trecastagni

Casa Della Capinera

ph Lavaligiasulletto

Adagiato sulle pendici orientali del vulcano sorge Zafferana Etnea, perla dell’Etna, dove l’aria è buona alle labbra, sa di pane fresco di forno, di ginestre. E da lassù, dai tremila metri dell’Etna, la Sicilia è una stella a tre punte nel cielo capovolto del suo mare antico. In queste parole lo scrittore e giornalista Igor Manlio Manzella descrive propriamente la stupefacente località considerata la maggior produttrice di miele di Italia. Con il tempo i pastori si sono reinventati sfruttando al massimo il territorio. I prodotti tipici locali possono essere gustati durante l’Ottobrata, un evento fieristico che tiene allegre le domeniche di ottobre tra musica e gioiosi intrattenimenti.

Catania

Zafferana Piazza

ph Fabio Pulvirenti

Dopo aver visitato gli splendidi edifici civili e religiosi, occorre concedersi una passeggiata tra i sentieri del parco che consentono di conoscere più da vicino il territorio.

Zafferana é estremamente importante per comprendere gli aspetti vulcanologici e  partendo da qui si potrà ammirare la stupefacente Valle del Bove; il cratere degli Zappini; la colata lavica del 1991/1993 fermatasi a Piano dell’Acqua e visitare l’Ilice di Carrinu, un leccio secolare di circa 800 anni ai confini con Milo.

Catania Zafferara

Ilice

ph Marcello Genovese

A Sant’Alfio vive un monumento messaggero di pace da tutti ricordato come l’Albero dei cento cavalli. Si tratta di un albero di castagno, probabilmente il più antico d’Europa, la cui età si aggira intorno ai 3600 e i 4000 anni che secondo la leggenda durante un temporale fu riparo per la Regina Giovanna I D’Angiò col suo seguito di cento cavalieri.

Catania

Sant Alfio Albero

ph Lavaligiasulletto

La bellezza e il fascino di questi luoghi non è altro che il prodotto di un connubio di elementi naturali che ha sedotto i più grandi intellettuali, scrittori e cantautori che il nostro tempo ricordi.
Ve li immaginate Franco Battiato e Lucio Dalla mentre sorseggiano un bicchiere di Stronzetto dell’Etna? Così Lucio Dalla chiamava scherzosamente il vino da lui prodotto.
Io si, e vivendo questi luoghi mi pare ancora di sentirli intonare un canto.

Catania Milo


Statua Dalla Battiato


ph Lavaligiasulletto

Milo, che si affaccia sul litorale ionico, è una parentesi delicata inserita nel Parco dell’Etna, tra verdi e lussureggianti boschi, castagneti e frutteti. Percorrendo i boschi dalla frazione di Fornazzo è possibile raggiungere il Monte Rinatu, uno dei numerosi crateri laterali dell’Etna ove poter ammirare la Valle del Bove; oppure raggiungendo il Rifugio Citelli si dirama il sentiero  CAI 723 che permette di visitare la grotta di scorrimento lavico di Serracozzo formata durante l’eruzione del 1971.

Catania Sant Alfio

Grotta Serracozzo

ph Alessandro Micalizzi.

Percorrendo la strada Mareneve si raggiunge Piano Provenzana, meta turistica per chi vuole provare l’ebrezza di sciare su un vulcano! Questi luoghi hanno molta storia da raccontare. Nell’anno 2002 la stazione turistica subì l’eruzione avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 ottobre. Dopo una importante attività sismica una forte esplosione investì il cratere nord dando vita ad una lunga serie di bocche laterali allineate a bottoniera. La lava da 2500 m. ricoprì piano Provenzana distruggendo prima i negozi di souvenir presenti nel piazzale e poi, con l’apertura dell’ultimo cratere, cancellò la stazione turistica, devastando ristoranti, alberghi, proseguendo la sua corsa verso la Pineta Ragabo in direzione Linguaglossa.
Quella del 2002 è ricordata come l’eruzione perfetta dovuta alla concatenazione di eventi unici e diversi sul piano scientifico: le fratture eruttive; la formazione di coni piroclastici; l’attività esplosiva unitamente alla ricaduta di cenere e le colate di lava in entrambe i fianchi del vulcano.

Catania

Piano Provenzana

ph Lavaligiaculletto

A venti chilometri da Piano Provenzana, nel grazioso borgo di Linguaglossa si può deliziare il palato con nocciole, salsiccia al ceppo con semi di finocchietto selvatico e vino Etna Doc. L’artigianato locale, inoltre, è fiorente, tra falegnami e scalpellini.

Catania

Linguaglossa

ph Nino Emmi

Una delle più significative e importanti architetture medievali in Sicilia è visibile a Randazzo nella Basilica di Santa Maria, risalente al XIII secolo e costruita con conci di pietra lavica ed arenaria. Il contrasto di colori è stupefacente. Randazzo è chiamata la città nera per l’impiego diffuso del basalto nell’architettura urbana

Catania Randazzo

Basilica Santa Maria

ph Lavaligiasulletto

Pochi chilometri più in là, dal nero della pietra lavica si passa al verde, quello del pistacchio di Bronte, un’eccellenza gastronomica dichiarata DOP nel 2009, caratterizzato dal colore verde intenso e dal sapore aromatico forte. Anche Bronte fu minacciata dall’eruzione del vulcano del 1651. Un fiume di lava ardente rese incolta la terra, dando origine alla Sciara di Sant’Antonio.

Catania

Bronte

ph Francesco Motta

Ma questo è anche il territorio di una importantissima città greca, Adrano, il cui territorio è di notevole interesse sia dal punto di vista naturalistico che geologico.

Nel cuore della città sorge l’antico maniero normanno, oggi sede del Museo Regionale, probabilmente edificato negli anni della contea di Ruggero I. Il castello (si tratta di un dongione) insieme ai castelli di Motta Sant’Anastasia e Paternò rientrava in un sistema difensivo a controllo della città di Catania, della Valle del Simeto e dei passi per Troina, Ragalbuto e Randazzo

Catania Adrano

Dongione

ph Antonino Rao

A pochi chilometri da Adrano si raggiunge il Salto del Pecoraio, una contrada  così chiamata a seguito di una leggenda che vedeva protagonista un uomo che per recarsi dalla sua amata, saltava dall’una all’altra sponda del fiume.

Qui è possibile ammirare il Ponte dei Saraceni, di epoca romana, che in passato collegava commercialmente i numerosi centri del territorio sino al porto di Catania. Al di sotto del ponte scorre indisturbato il Fiume Simeto tra gole e colate laviche. L’arcata centrale del ponte completa la bellezza del territorio

Catania Adrano

Ponte Dei Saraceni

ph Salvo Olimpo

Con i suoi eccezionali panorami, i suoi sentieri e i centri storici dei suoi Comuni, il Parco dell’Etna è un accattivante invito a perdersi per ritrovare poi sè stessi.

Catania

Nicolosi Etna

ph Lavaligiasulletto

Con i suoi eccezionali panorami, i suoi sentieri e i centri storici dei suoi Comuni, il Parco dell’Etna è un accattivante invito a perdersi per ritrovare poi sè stessi.

Altre località della provincia di Catania:

Grammichele

Pendici Etna

Bibliografia

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