Catania

Tra fede e lava

Melior de cinere surgo. Migliore dalle ceneri risorgo.

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Così recita l’iscrizione latina su Porta Garibaldi, un arco trionfale del 1768 concepito come una delle porte di accesso alla città, e in origine chiamata Porta Ferdinandea, perché voluta da Ferdinando I delle Due Sicilie.

Catania

Porta Garibaldi

ph Salvo Olimpo

Catania è una città camaleontica in grado di adattarsi agli eventi naturali, dai terremoti, alle eruzioni, riemergendo sempre dalle sue ceneri grazie al fuoco ardente che pulsa nelle vene dei suoi cittadini. 

Unica nel suo genere, la città si presenta incastonata come un prezioso gioiello tra il mar Ionio e il vulcano più attivo d’Europa: l’Etna, il Mongibello, a Muntagna, come la chiamano i catanesi, che dai suoi 3357 metri circa di altezza è pronta a darvi il benvenuto.

La sua strategica posizione nel Mediterraneo consentì numerose dominazioni e secondo le fonti storiografiche la città fu fondata intorno al 729 a. C. da  coloni greci calcidesi che le attribuirono il nome di Katane.

Dopo l’occupazione siracusana dovuta al tiranno Gerone I, che ribattezzò Catania con il nome di Aitna, fu l’era dei  Romani che attratti dalle fertili distese di grano e dalla ricca presenza di acque che rivestivano il territorio, nel 263 a. C. vi si insediarono.

Lo splendore a quel tempo della città è testimoniato dagli edifici e dai monumenti che ancora oggi si possono ammirare passeggiando per le strade del centro storico, come l’Anfiteatro Romano collocato in piazza Stesicoro, le Terme Achilliane, dell’Indirizzo, della Rotonda  e il Teatro Romano, costruito su un preesistente teatro greco e risalente ai primi anni dell’impero.

Catania

Teatro Romano

ph Salvo Olimpo

Passata l’invasione di Ostrogoti e Bizantini, Catania fu conquistata dagli Arabi che dallo scalo di Mazara del Vallo si spostarono in Oriente. Con i Normanni, a quel tempo impegnati nello sviluppo di rioccidentalizzazione e ricristianizzazione, Catania assunse un nuovo volto e con il Conte Ruggero si diede inizio intorno al 1092 all’edificazione della splendida cattedrale.

Catania

Cattedrale

ph Salvo Olimpo

Gli edifici religiosi e civili sono davvero imponenti.

Il magnifico Castello Ursino, testimone di catastrofi naturali, fu eretto su volontà di
Federico II di Svevia che incaricò l’architetto Riccardo da Lentini affinché edificasse l’autorevolissima fortificazione che serviva a proteggere le coste della città. Sede del Parlamento siciliano prima e residenza dei sovrani poi, oggi il Castello Ursino è Museo Civico, imponente, al di sopra del fossato che l’eruzione del 1669 in parte colmò.

Catania

Castello Ursino

ph Lavaligiasulletto

Successivamente alla rivolta dei Vespri Siciliani la dinastia spagnola degli aragonesi restituì Catania al suo splendore. Nel 1434 grazie al Re di Spagna e di Sicilia Alfonso d’Aragona fu istituito il primo polo universitario dell’isola, lo Studium Generale, con il privilegio di rilasciare titoli di studio legalmente validi: licenze, baccellierati e lauree.

Catania diventa la città della conoscenza e del sapere.

Catania

Piazza Università

ph Andrea Mirabella

Catania è forte e i cittadini sono altrettanto. Convive da sempre con le catastrofi naturali attuando ogni volta strategie di recupero sorprendenti e due eventi, in particolare, devono essere ricordati.

Nel 1669 una devastante eruzione raggiunse la città distruggendo numerosi centri abitati. Nella zona di Nicolosi si aprirono due crateri e la lava che si spinse verso il Castello Ursino distrusse tutto ciò che ostruiva il suo passaggio, spostandosi poi verso il mare e creando le basi che ne  consentirono lo sviluppo urbanistico su quel versante. Il Lago di Nicito fu  completamente sommerso dalla lava, mentre l’Amenano, prima seppellito, poi risalì a livello.

All’eruzione si aggiunse qualche anno dopo un altro evento catastrofico di dimensioni mai viste: il potente terremoto del 1693 che distrusse la Val di Noto. Secoli di storia furono cancellati e la ricostruzione fu ripensata seguendo il  modello architettonico barocco.

Dopo i terribili eventi naturali il Vicerè Giovan Francesco Paceco, Duca di Uzeda, affidò a Giuseppe Lanza, Duca di Camastra, la ricostruzione della città e, tra le altre, volle la Porta Uzeda quale simbolo di rinascita che collega  l’insenatura creatasi a seguito dell’eruzione con l’attuale Piazza Duomo. Il Duca si servì di tecnici, ingegneri e architetti illustri come il Vaccarini e Ittar. Aperti i varchi tra le macerie si realizzarono strade larghe e continue e frequenti piazze come precauzione antisismica e ciò le consentì di riemergere realmente dalle ceneri nel suo attuale splendore. Alle lastre nere e cupe della pietra lavica si aggiunsero i ricami del marmo e della pietra bianca di Siracusa. Un connubio perfettamente riuscito.

Nasce così il barocco catanese completamente diverso da quello presente nelle altre città colpite dal terremoto e gli edifici che incontriamo in Via Crociferi e in Via Etnea ne raccontano la storia. 

Riassumere Catania in poche righe è pressoché impossibile, però l’ospite di questa magnifica città potrà comprenderne la storia passeggiando tra le vie del centro storico.

Catania

Porta Uzeda

ph Salvo Olimpo

L’architettura barocca è rappresentata nelle stanze del Palazzo Biscari dei Paternò Castello che, insieme al Monastero dei Benedettini, risulta uno degli edifici più importanti dell’architettura settecentesca catanese, simbolo di cultura e ricchezza.

Gli interni sono colmi di decorazioni, intarsi lignei e marmorei, mentre le sale interne sono ricche di affreschi che celebrano la gloria della Famiglia Biscari.

Catania

Palazzo Biscari

ph Salvo Olimpo

Il patrimonio monumentale presente in città è davvero imponente.

Considerevoli sono i tesori custoditi in Piazza Duomo, a partire dalla maestosa Cattedrale eretta sulle rovine delle Terme Achilliane. La facciata barocca realizzata con marmi bianchi porta la firma del Vaccarini e tra le statue dei Santi Pietro e Paolo, ai lati delle finestre ovali, balzano all’occhio due acronimi legati al culto della martire Agata: MSSHDEPL Mente Santa, spontanea, onore a Dio e patria liberata e NOPAQVIE Non offendere il paese di Agata, perché ella ne vendica le ingiustizie.

Catania

Piazza Duomo

ph Salvo Olimpo

La devozione dei catanesi per la giovane Agata, torturata ed uccisa nel 251 d. C. al tempo delle persecuzioni sotto l’Imperatore Decio, è stupefacente. Si narra che il velo rosso con il quale il suo corpo fu imbalsamato servì a bloccare la lava che un anno dopo la sua morte minacciò Catania.

Fede e lava, insieme, durante le festività agatine, si fondono creando un’unica anima ardente. 

L’interno del Duomo è illuminato dai raggi solari che oltrepassano la cupola esaltando opere di notevole pregio, come l’affresco sull’eruzione del 1669 o l’opera dedicata al Martirio di Sant’Agata.

Catania

Santa Agata

ph Lavaligiasulletto

Di fronte alla cattedrale sorge la Fontana dell’Elefante realizzata dal Vaccarini, comunemente chiamata u Liotru il cui nome deriva da Eliodoro, un nobile cristiano ostinato a diventar vescovo.

Secondo la leggenda il giovane Eliodoro conobbe uno stregone che lo iniziò alla magia esortandolo ad abbandonare il suo credo.

Eliodoro dopo aver messo in scena dispetti e malefatte nei confronti dei suoi nemici si dileguava nel nulla cavalcando un elefante che egli stesso aveva forgiato dalla lava dell’Etna e magicamente animato.

Eliodoro venne esorcizzato da San Leone II che lo condusse nella fornace posta vicino alla chiesa dove fu arso vivo.

Dopo la sua morte il Vescovo eletto fece portare la statua dell’elefante fuori dalle mura affinché venisse dimenticata, ma il popolo continuò comunque a renderle omaggio.

La statua in pietra oggi troneggia in Piazza Duomo. Sul dorso dell’elefante è apposto un obelisco probabilmente di provenienza egizia e alla cui estremità sono presenti una foglia di palma, che simboleggia il martirio di Agata, i gigli, simbolo di purezza ed una targa in onore  di Agata con l’acronimo MSSHDEPL.

Catania

Liotru

ph Salvo Olimpo

Piazza Duomo ospita la Porta Uzeda, che consente il collegamento tra Via Etnea e gli Archi della Marina e dove è possibile ammirare l’opera del Cristo trafitto sulla fronte da una scheggia durante il Secondo conflitto mondiale; la Fontana dell’Amenano che i catanesi chiamano l’acqua ò linzolu  e il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio e al cui interno è custodita la Carrozza del Senato, utilizzata il 3 febbraio in onore della festa dedicata ad Agata.

Catania

Cupole

ph Salvo Olimpo

Alle spalle della fontana le voci degli ambulanti vi distrarranno e così pure i colori e i profumi del pesce freschissimo esposto sui banchi di legno e di  marmo: a Piscaria, dove tra le mura di Carlo V regnano folklore e l’allegria.

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Piscaria

ph Lavaligiasulletto

La genuinità e il vero spirito catanese continuano in Piazza Carlo Alberto questa volta all’interno dello storico mercato a Fera o luni così chiamato perché in origine si svolgeva soltanto il lunedì, come voluto da una delle tante ipotesi sul nome. Ogni mattina le strade circostanti alla piazza si colorano di voci e musica e l’affare è garantito, dal lunedì al sabato, tutte le mattine!

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Fera O Luni

ph Lavaligiasulletto

E tra le bancarelle della Fera o luni  è presente una delle chiese più antiche di Catania, quella di San Gaetano alle Grotte che sorge sulle rovine di un edificio religioso risalente al 261 d. C..

Una ripida scalinata vi condurrà all’interno di una grotta lavica dove sarà possibile ammirare un affresco raffigurante una Madonna con bambino ed una colonna con capitello. Si pensa che i cunicoli sotterranei furono un tempo utilizzati come catacombe e, secondo una leggenda, proprio all’interno della grotta fu deposto il corpo di Sant’Agata.

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Chiesa San Gaetano Grotte

ph Lavaligiasulletto

A pochi passi dal folkloristico mercato risplende il Teatro Massimo Bellini, che domina l’omonima piazza, intitolato allo straordinario compositore catanese Vincenzo Bellini, autore della Norma.

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Teatro Massimo Bellini

ph Agatino Raciti

E sulle note della lirica nasce la pasta alla Norma, piatto simbolo di Catania, un primo a base di pomodoro, basilico, melanzane rigorosamente fritte e una pioggia di ricotta salata!

La cucina catanese è golosa e variegata.

Al rosso della Norma si affianca la pasta co niuru di sicci (il nero della seppia), e il verde del maccu, una purea di fave.

Lo street food è ricchissimo. Tra i fritti regnano arancini a forma di cono (che ricordano l’Etna), cartocciate, siciliane, scacciate e crispelli con acciughe o ricotta; mentre il  fumo dell’arrusti e mangia (carne alla griglia) occupa le strade della Via del Plebiscito!

Chi cerca sapori forti sarà accontentato alla Pescaria dove è possibile trovare una specialità a base di sangue di maiale, sangeli, versato nel budello e poi cotto o lo zuzzu, la gelatina di maiale.

Tra i frutti di mare spiccano gli occhi di bue (abaloni) e i ricci usati per condire la pasta; mentre tra i dolci c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle minnuzze di Sant’Agata (cassata) che ricordano il martirio della giovane, alla granita con la briosce e il tuppo!

Catania

Granita

ph Lavaligiasulletto

Tra barocco, cultura e gastronomia, anche la natura identifica la città con i suoi variopinti colori e le sue forme irregolari.

Catania

Etna

ph Salvo Olimpo

A Muntagna, che nelle gelide giornate di inverno si tinge di bianco, ha un cuore di fuoco, il cui spirito viene sprigionato dai crateri sommitali attivi.

Catania

Etna

ph Salvo Olimpo

La vetta superba dell’Etna che si slancia verso il cielo, e le sue vallate che sono già tutte
nere, e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole, e i suoi boschi che fremono, che mormorano, che si agitano.
Questa è la Catania riassunta da Giovanni Verga in Storia di una Capinera.
Impossibile non innamorarsene.

Catania

Etna da Via Etnea

ph Salvo Olimpo

Un altro dono della natura è la Riserva Naturale di Punta Bianca, un vero paradiso tropicale che ricorda una montagna innevata. Tuttavia, come la Scala dei Turchi, anche essa è il risultato dell’erosione del vento e dell’acqua. La roccia di marna si rispecchia nelle acque cristalline e limpide del mare. La strada per raggiungere Punta Bianca non è del tutto agevole e si consiglia una passeggiata  lungo lo sterrato, lasciandosi estasiare dal profumo del mare. 

Le località della provincia di Catania

Grammichele

Pendici Etna

Bibliografia

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