Isole Eolie
Luglio 24, 2022Isole Eolie
Luglio 24, 2022Catania
La valigia sul Letto B&B
Alloggia in centro a Catania
Catania è una città camaleontica che ha seguito i mutamenti della natura, dei terremoti e delle eruzioni, riemergendo sempre dalle sue ceneri grazie al fuoco ardente che pulsa nelle vene dei suoi cittadini.
Successivamente alla rivolta dei Vespri Siciliani la dinastia spagnola degli Aragonesi restituì Catania al suo splendore. Nel 1434 grazie al Re di Spagna e di Sicilia Alfonso d’Aragona fu istituito il primo polo universitario dell’isola, lo Studium Generale, con il privilegio di rilasciare titoli di studio legalmente validi: licenze, baccellierati e lauree.
Catania diventa la città della conoscenza e del sapere.
Catania è forte e i cittadini sono altrettanto. Impara a convivere con i disastri naturali attuando strategie di recupero inimmaginabili. Due eventi, in particolare, devono essere ricordati.
L’eruzione del 1669, che fu una delle più devastanti, colpì la parte Orientale di Catania. Nella zona di Nicolosi si aprirono due crateri e la lava che si spinse verso il Castello Ursino distrusse tutto ciò che ostruiva il suo passaggio, spostandosi verso il mare e creando le basi che consentirono lo sviluppo della città su quel versante. Il Lago di Nicito veniva completamente sommerso dalla lava, mentre l’Amenano, prima seppellito, poi risalì a livello.
All’eruzione si aggiunse qualche anno dopo un altro evento catastrofico di dimensioni mai viste: il potente terremoto del 1693 che distrusse la Val di Noto. Secoli di storia furono cancellati e la ricostruzione fu ripensata seguendo il modello architettonico barocco.
Dopo i terribili eventi naturali il Vicerè Giovan Francesco Paceco Duca di Uzeda affidò a Giuseppe Lanza Duca di Camastra la ricostruzione della città, che tra le altre, volle la Porta Uzeda quale simbolo di rinascita che collegava l’insenatura creatasi a seguito dell’eruzione con l’attuale Piazza Duomo. Il Duca si servì di tecnici, ingegneri e architetti illustri come il Vaccarini e Ittar. Aperti i varchi tra le macerie si realizzarono strade larghe e continue e frequenti piazze come precauzione antisismica e ciò le consentì di riemergere realmente dalle ceneri nel suo attuale splendore. Alle lastre nere e cupe della pietra lavica si aggiunsero i ricami del marmo e della pietra bianca di Siracusa.
Un connubio perfettamente riuscito. Nasce così il barocco catanese completamente diverso da quello presente nelle altre città colpite dal terremoto e gli edifici che insistono in Via Crociferi e in Via Etnea ne raccontano la storia.
Riassumere la città di Catania in poche righe è pressoché impossibile, però l’ospite di questa magnifica città potrà comprenderne la storia anche soltanto passeggiando tra le viuzze del centro storico.
L’architettura barocca è rappresentata nelle stanze del Palazzo Biscari dei Paternò Castello, che insieme al Monastero dei Benedettini San Nicolò l’Arena è l’edificio più importante dell’architettura settecentesca catanese rappresentativo di cultura e ricchezza.
Gli interni sono colmi di decorazioni, intarsi lignei e marmorei e gli affreschi celebrano la gloria della Famiglia Biscari.
Il ventesimo secolo successivamente alle guerre, la città cade e si rialza per l’ennesima volta e alla ricostruzione del tessuto urbano si affianca la nascita di una vivace e forte sapienza. Si assisterà, infatti, ad un progresso nelle scienze geologiche e vulcanologiche, ad un notevole sviluppo economico, commerciale e culturale che addirittura, ai giorni nostri, le farà guadagnare il titolo di Catania, la Milano del sud.
Il patrimonio monumentale presente in città è davvero considerevole. Ammirevoli sono i tesori custoditi in Piazza Duomo, a partire dalla maestosa Cattedrale eretta intorno al 1094 dal Re Normanno Ruggero sulle rovine delle Terme Achilliane. La facciata barocca realizzata con marmi bianchi e colonne porta la firma del Vaccarini e tra le statue dei Santi Pietro e Paolo, ai lati delle finestre ovali, balzano all’occhio due acronimi legati al culto della martire Agata: MSSHDEPL Mente Santa, spontanea, onore a Dio e patria liberata e NOPAQVIE Non offendere il paese di Agata, perchè ella ne vendica le ingiustizie.
La devozione dei Catanesi per la giovane Agata, torturata ed uccisa nel 251 d. C. al tempo delle persecuzioni sotto l’Imperatore Decio, è stupefacente. Si narra che il velo rosso con il quale il suo corpo fu imbalsamato servì a bloccare la lava che un anno dopo la sua morte minacciò Catania.
Fede e lava, insieme, durante le festività Agatine, creano un’unica anima ardente.
L’interno del Duomo è illuminato dai raggi solari che si immergono dalla cupola esaltando opere di notevole pregio, come l’affresco sull’eruzione del 1669 o l’opera dedicata al Martirio di Sant’Agata.
Di fronte alla Cattedrale sorge la Fontana dell’Elefante realizzata dal Vaccarini, comunemente chiamata U Liotru il cui nome deriva da Eliodoro, mago dell’ottavo secolo opposto al Vescovo Leone II e per questo condannato a morte e poi bruciato. La leggenda racconta che Eliodoro dopo aver messo in scena dispetti e malefatte nei confronti dei suoi nemici, utilizzava l’elefante per volare da Catania a Costantinopoli, dileguandosi nel nulla. E se Eliodoro bruciò vivo l’elefante, materializzatosi grazie al soffio magico sulla polvere lavica, diventò il simbolo di Catania. Sul dorso dell’elefante è apposto un obelisco probabilmente di provenienza egizia e alla cui estremità sono presenti una foglia di palma che simboleggia il martirio di Agata, i gigli, simbolo di purezza ed una targa in onore ad Agata con l’acronimo MSSHDEPL Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria.
Piazza Duomo ospita inoltre la Porta Uzeda, che consente il collegamento tra Via Etnea e gli archi della Marina e dove è possibile ammirare l’opera del Cristo trafitto sulla fronte da una scheggia durante il bombardamento; la Fontana dell’Amenano, che i catanesi chiamano l’acqua ò linzolu e il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio e al cui interno è custodita la carrozza del senato, utilizzata il 3 febbraio in onore della festa dedicata ad Agata.
Alle spalle della fontana le voci degli ambulanti vi distrarranno e così pure i colori e i profumi del pesce freschissimo esposto sui banchi di legno e marmo: A Picheria, dove tra le mura di Carlo V regnano folklore e l’allegria.
La genuinità e il vero spirito catanese continuano in Piazza Carlo Alberto questa volta all’interno dello storico mercato A Fera o Luni così chiamato perchè in origine si svolgeva soltanto il lunedì, così racconta una delle tante leggende.
Ogni mattina le strade circostanti alla Piazza si colorano di voci e musica. Il mercato si dirama in tutte le vie circostanti alla piazza e l’affare è garantito!
Tra barocco, cultura e gastronomia, anche la natura identifica la città, con i suoi variopinti colori e le sue forme irregolari.
A Muntagna, che nelle gelide giornate di inverno si tinge di bianco, ha un cuore colmo di fuoco, il cui spirito viene sprigionato dai quattro crateri sommitali attivi.
Qui si producono importanti vini ottenuti da varietà autoctone come il Nerello Mascalese, il Carricante e il Catarratto.
La vetta superba dell’Etna che si slancia verso il cielo, e le sue vallate che sono già tutte
nere, e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole, e i suoi boschi che fremono, che mormorano, che si agitano.
Questa è la Catania riassunta da Giovanni Verga in Storia di una Capinera.
Impossibile non innamorarsene.
Galleria foto Catania
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