Isole Eolie
Luglio 24, 2022
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Catania

Tra fede e lava nell’armonia degli elementi della natura
Melior de cinere surgo. Migliore dalle ceneri risorgo. Così recita l'iscrizione su Porta Garibaldi, la Porta Ferdinandea conosciuta anche con il nome Futtinu, che raccoglie una alternanza di strati in pietra calcarea bianca e lavica.

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Catania è una città camaleontica che ha seguito i mutamenti della natura, dei terremoti e delle eruzioni, riemergendo sempre dalle sue ceneri grazie al fuoco ardente che pulsa nelle vene dei suoi cittadini.

Catania, unica nel suo genere, si presenta incastonata come un prezioso gioiello tra il Mar Ionio e il Vulcano più attivo di Europa: l’Etna, il Mongibello, A Muntagna, come la chiamano i catanesi, che dai suoi 3357 metri circa di altezza è pronta a darvi il benvenuto. Fondata nel 729 a. C. la sua strategica collocazione nel Mediterraneo permise numerose dominazioni, prima fra tutte quella greca che si insediò ai piedi dell’Etna attribuendole il nome di Katane.Dopo l’occupazione siracusana, dove il Tiranno Gerone I deportò gli abitanti di Aitna (Katane) a Leontinoi (Lentini) sostituendoli con nuovi abitanti per buona parte siracusani, si insediarono i Romani che nelle ricche distese di grano e nelle acque che colmavano il territorio videro la fertilità.Entrati in scena nel 263 a. C., con Augusto la città fu innalzata a rango di colonia romana. Lo splendore a quel tempo della città è testimoniato dagli edifici e dai monumenti che ancora oggi si possono ammirare passeggiando per le strade del centro storico, come l’Anfiteatro Romano collocato in piazza Stesicoro che aveva una capienza di 15 mila spettatori seduti, le Terme Achilliane, dell’Indirizzo e della Rotonda (per alimentare le terme, i Romani, edificarono anche un acquedotto lungo circa 23 km che partiva da Santa Maria di Licodia) o il Teatro Romano costruito su un preesistente teatro greco e risalente ai primi anni dell’impero.

Dopo i Bizantini giunsero gli Arabi che dopo aver invaso l’occidente dallo scalo di Mazara del Vallo si spostarono poi in oriente. Con i Normanni, a quel tempo impegnati nello sviluppo di rioccidentalizzazione e ricristianizzazione, Catania assunse un nuovo volto e con il Conte Ruggero si diede inizio nel 1092 all’edificazione della splendida Cattedrale.
Gli edifici religiosi e civili sono davvero imponenti. Lo splendido Castello Ursino, testimone di catastrofi naturali fu eretto su volontà di Federico II di Svevia che incaricò l’architetto Riccardo da Lentini affinché edificasse l’autorevolissima fortificazione che serviva a proteggere le coste della città. Sede del parlamento prima e residenza dei sovrani poi, oggi il Castello Ursino è Museo Civico, imponente, al di sopra del fossato che l’eruzione del 1669 in parte colmò.

Successivamente alla rivolta dei Vespri Siciliani la dinastia spagnola degli Aragonesi restituì Catania al suo splendore. Nel 1434 grazie al Re di Spagna e di Sicilia Alfonso d’Aragona fu istituito il primo polo universitario dell’isola, lo Studium Generale, con il privilegio di rilasciare titoli di studio legalmente validi: licenze, baccellierati e lauree.
Catania diventa la città della conoscenza e del sapere.

Catania è forte e i cittadini sono altrettanto. Impara a convivere con i disastri naturali attuando strategie di recupero inimmaginabili. Due eventi, in particolare, devono essere ricordati.
L’eruzione del 1669, che fu una delle più devastanti, colpì la parte Orientale di Catania. Nella zona di Nicolosi si aprirono due crateri e la lava che si spinse verso il Castello Ursino distrusse tutto ciò che ostruiva il suo passaggio, spostandosi verso il mare e creando le basi che consentirono lo sviluppo della città su quel versante. Il Lago di Nicito veniva completamente sommerso dalla lava, mentre l’Amenano, prima seppellito, poi risalì a livello.

All’eruzione si aggiunse qualche anno dopo un altro evento catastrofico di dimensioni mai viste: il potente terremoto del 1693 che distrusse la Val di Noto. Secoli di storia furono cancellati e la ricostruzione fu ripensata seguendo il modello architettonico barocco.
Dopo i terribili eventi naturali il Vicerè Giovan Francesco Paceco Duca di Uzeda affidò a Giuseppe Lanza Duca di Camastra la ricostruzione della città, che tra le altre, volle la Porta Uzeda quale simbolo di rinascita che collegava l’insenatura creatasi a seguito dell’eruzione con l’attuale Piazza Duomo. Il Duca si servì di tecnici, ingegneri e architetti illustri come il Vaccarini e Ittar. Aperti i varchi tra le macerie si realizzarono strade larghe e continue e frequenti piazze come precauzione antisismica e ciò le consentì di riemergere realmente dalle ceneri nel suo attuale splendore. Alle lastre nere e cupe della pietra lavica si aggiunsero i ricami del marmo e della pietra bianca di Siracusa.
Un connubio perfettamente riuscito. Nasce così il barocco catanese completamente diverso da quello presente nelle altre città colpite dal terremoto e gli edifici che insistono in Via Crociferi e in Via Etnea ne raccontano la storia.
Riassumere la città di Catania in poche righe è pressoché impossibile, però l’ospite di questa magnifica città potrà comprenderne la storia anche soltanto passeggiando tra le viuzze del centro storico.

L’architettura barocca è rappresentata nelle stanze del Palazzo Biscari dei Paternò Castello, che insieme al Monastero dei Benedettini San Nicolò l’Arena è l’edificio più importante dell’architettura settecentesca catanese rappresentativo di cultura e ricchezza.

Gli interni sono colmi di decorazioni, intarsi lignei e marmorei e gli affreschi celebrano la gloria della Famiglia Biscari.
Il ventesimo secolo successivamente alle guerre, la città cade e si rialza per l’ennesima volta e alla ricostruzione del tessuto urbano si affianca la nascita di una vivace e forte sapienza. Si assisterà, infatti, ad un progresso nelle scienze geologiche e vulcanologiche, ad un notevole sviluppo economico, commerciale e culturale che addirittura, ai giorni nostri, le farà guadagnare il titolo di Catania, la Milano del sud.
Il patrimonio monumentale presente in città è davvero considerevole. Ammirevoli sono i tesori custoditi in Piazza Duomo, a partire dalla maestosa Cattedrale eretta intorno al 1094 dal Re Normanno Ruggero sulle rovine delle Terme Achilliane. La facciata barocca realizzata con marmi bianchi e colonne porta la firma del Vaccarini e tra le statue dei Santi Pietro e Paolo, ai lati delle finestre ovali, balzano all’occhio due acronimi legati al culto della martire Agata: MSSHDEPL Mente Santa, spontanea, onore a Dio e patria liberata e NOPAQVIE Non offendere il paese di Agata, perchè ella ne vendica le ingiustizie.

La devozione dei Catanesi per la giovane Agata, torturata ed uccisa nel 251 d. C. al tempo delle persecuzioni sotto l’Imperatore Decio, è stupefacente. Si narra che il velo rosso con il quale il suo corpo fu imbalsamato servì a bloccare la lava che un anno dopo la sua morte minacciò Catania.
Fede e lava, insieme, durante le festività Agatine, creano un’unica anima ardente.
L’interno del Duomo è illuminato dai raggi solari che si immergono dalla cupola esaltando opere di notevole pregio, come l’affresco sull’eruzione del 1669 o l’opera dedicata al Martirio di Sant’Agata.

Di fronte alla Cattedrale sorge la Fontana dell’Elefante realizzata dal Vaccarini, comunemente chiamata U Liotru il cui nome deriva da Eliodoro, mago dell’ottavo secolo opposto al Vescovo Leone II e per questo condannato a morte e poi bruciato. La leggenda racconta che Eliodoro dopo aver messo in scena dispetti e malefatte nei confronti dei suoi nemici, utilizzava l’elefante per volare da Catania a Costantinopoli, dileguandosi nel nulla. E se Eliodoro bruciò vivo l’elefante, materializzatosi grazie al soffio magico sulla polvere lavica, diventò il simbolo di Catania. Sul dorso dell’elefante è apposto un obelisco probabilmente di provenienza egizia e alla cui estremità sono presenti una foglia di palma che simboleggia il martirio di Agata, i gigli, simbolo di purezza ed una targa in onore ad Agata con l’acronimo MSSHDEPL Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria.

Piazza Duomo ospita inoltre la Porta Uzeda, che consente il collegamento tra Via Etnea e gli archi della Marina e dove è possibile ammirare l’opera del Cristo trafitto sulla fronte da una scheggia durante il bombardamento; la Fontana dell’Amenano, che i catanesi chiamano l’acqua ò linzolu e il Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio e al cui interno è custodita la carrozza del senato, utilizzata il 3 febbraio in onore della festa dedicata ad Agata.
Alle spalle della fontana le voci degli ambulanti vi distrarranno e così pure i colori e i profumi del pesce freschissimo esposto sui banchi di legno e marmo: A Picheria, dove tra le mura di Carlo V regnano folklore e l’allegria.

 

La genuinità e il vero spirito catanese continuano in Piazza Carlo Alberto questa volta all’interno dello storico mercato A Fera o Luni così chiamato perchè in origine si svolgeva soltanto il lunedì, così racconta una delle tante leggende.
Ogni mattina le strade circostanti alla Piazza si colorano di voci e musica. Il mercato si dirama in tutte le vie circostanti alla piazza e l’affare è garantito!

 
 

 

 

Accanto alla Piazza è presente una delle chiese più antiche di Catania quella di San Gaetano alle Grotte datata 261 d. C., al cui interno una ripida scalinata vi condurrà ad una grotta lavica dove sarà possibile ammirare un affresco del III secolo raffigurante una Madonna con Bambino ed una colonna con capitello Ionico. CHIESA SAN GAETANO GROTTE A pochi passi dal folkloristico mercato risplende il Teatro Bellini che domina l’omonima Piazza e intitolato allo straordinario compositore catanese Vincenzo Bellini, autore della Norma, il cui testo pentagrammato è visibile nella casa museo a lui dedicata. E sulle note della lirica nasce anche la Pasta alla Norma, piatto simbolo di Catania, un primo piatto a base di pomodoro, basilico melanzane rigorosamente fritte e una pioggia di ricotta salata! La cucina catanese è golosa e variegata. Al rosso della Norma si affianca la Pasta cco niuru di sicci ( il nero della seppia), e il verde de U maccu, una purea di fave. Lo street food è ricco e variegato. Tra arancini/e a forma di cono (che ricordano l’Etna), regnano cartocciate, siciliane, scacciate e crispelli con acciughe e ricotta; mentre il fumo dell’ Arrusti e mangia (carne alla griglia, solitamente cavallo) inebria le strade della Via del Plebiscito! Chi cerca sapori forti sarà accontentato alla Pescheria dove è possibile trovare una specialità a base di sangue di maiale, Sangeli, versato nel budello e poi cotto o lo Zuzzu, la gelatina di maiale. Tra i frutti di mare spiccano gli occhi di bue (abaloni) e i ricci usati per condire la pasta; mentre tra i dolci, c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle Minnuzze di Sant’Agata (cassata) che ricordano il Martirio della giovane, alla Granita con la brioscia e il tuppo!

Tra barocco, cultura e gastronomia, anche la natura identifica la città, con i suoi variopinti colori e le sue forme irregolari.

A Muntagna, che nelle gelide giornate di inverno si tinge di bianco, ha un cuore colmo di fuoco, il cui spirito viene sprigionato dai quattro crateri sommitali attivi.
Qui si producono importanti vini ottenuti da varietà autoctone come il Nerello Mascalese, il Carricante e il Catarratto.


La vetta superba dell’Etna che si slancia verso il cielo, e le sue vallate che sono già tutte
nere, e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole, e i suoi boschi che fremono, che mormorano, che si agitano.
Questa è la Catania riassunta da Giovanni Verga in Storia di una Capinera.
Impossibile non innamorarsene.

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