Caltanissetta

Capitale dello zolfo
I dorsali di colline e di montagne che si estendono dolcemente e sono coltivate in modo continuo a grano e orzo, offrono all'occhio un'ininterrotta massa di fertilità.

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Così scriveva Goethe nel suo Viaggio in Sicilia raccontando la provincia nissena che si estende nella Valle dell’Imera Meridionale e le cui origini, ancora incerte, sono davvero molto antiche.

Caltanissetta

ph Alessandro Miccichè

Dei numerosi popoli che da qui transitarono se ne ricordano le tracce. I Greci identificarono la città con il nome di Nissa, i Romani sfruttarono abbondantemente la fertilità del suolo e agli Arabi, che ribattezzarono la città con il nome di Qalat-an-Nisa (  rocca delle donne), si deve la nascita del vero centro urbano.

Nel 1407 il nome di una famiglia feudataria molto importante ruotava attorno alla città di Caltanissetta: i potentissimi Moncada di Paternò. Quello per Caltanissetta fu un periodo particolarmente florido, ricco di bellezza e benessere economico e numerose opere di notevole rilievo furono realizzate, come la Cattedrale di Santa Maria la Nova e il Palazzo Moncada.

Caltanissetta

ph Alessandro Miccichè

Dal Medioevo le principali fonti di produzione del territorio nisseno furono lo zolfo e il grano, tant’è che qui era presente uno dei più importanti giacimenti di zolfo di tutta la Sicilia che fece acquisire a Caltanissetta il titolo di Capitale dello zolfo.

Sulla storia dei Sulfatara, coloro che lavoravano nelle miniere di zolfo, leggeremo molto in queste pagine perché in fondo lo dobbiamo a quei lavoratori che spesso sacrificavano la propria vita per un tozzo di pane.

E poi c’era il frumento ottenuto dalla terra. Ci pensate al mondo contadino legato alla paura di soffrire la fame? E le carestie? In una terra eccessivamente arida per le elevate temperature. L’aratura dei campi e la produzione del frumento, ancora oggi, sono legate a San Michele, al quale ci si affida per l’auspicio di un buon raccolto.

Caltanissetta

Valle Imera

ph Costantino Turco

Il centro storico è ordinato ed elegante. Raggiungendo Piazza Garibaldi si incontra la spettacolare Cattedrale di Santa Maria La Nova, edificata intorno al 1570 e dedicata a San Michele Arcangelo, patrono della città.

La facciata è affiancata da due imponenti campanili e, alle spalle, una rigogliosa cupola catturerà  l’attenzione. L’interno della cattedrale, invece, vi lascerà stupefatti: camminando tra le 14 arcate, ciascuna dedicata ad un personaggio dell’Antico Testamento, ad impressionarvi saranno gli affreschi del pittore fiammingo Guglielmo Borremans.

San Michele Arcangelo è venerato in due diversi periodi dell’anno. Il 29 settembre, giorno in cui la processione dei fedeli vede protagonisti coloro che hanno ricevuto una grazia camminare scalzi per le strade della città, e l’8 maggio, in onore dell’apparizione del Santo ad un frate cappuccino, Francesco Giarratana, che in occasione della peste del 1625, dalla finestrella della sua umile cella vide San Michele Arcangelo che impugnata un spada cacciava altrove un appestato, al fine di impedire il dilagare dell’epidemia.

Caltanissetta

Santa Maria Nova

ph Totò Ignacco

Nel centro della Piazza Garibaldi è possibile ammirare la Fontana del Tritone, figlio di Poseidone dio del mare, raffigurante un cavallo e un tritone insidiati da due mostri marini, scolpita nell’anno 1980 dallo scultore nisseno Michele Tripisciano.

Caltanissetta

Fontana Tritone

ph Cristian Abate

Sempre all’interno della Piazza Garibaldi è inoltre presente la Chiesa di San Sebastiano risalente al 1500, ma la bellissima facciata in rosso, bianco e azzurro fu progettata sul finire del 1800 dall’architetto Pasquale Saetta. Nella parte superiore è presente la statua del Santo trafitto dalle frecce che ricorda il suo martirio.
Più volte rimaneggiata e restaurata, nell’anno 2005 al suo interno è stata rinvenuta una cripta dotata di colatoi a sedile.

Anche San Sebastiano è venerato dai nisseni per aver sconfitto la peste insieme a San Michele.

Caltanissetta

Chiesa San Sebastiano

ph Giuseppe Carlino

Ai margini della città sorge il castello medievale Pietrarossa che domina tutta la vallata sino al Fiume Salso. Con la dominazione araba il castello era chiamato Qalat-an-Nisa ossia il castello delle donne. Distrutto dal terremoto del 1567 oggi ne sono visibili soltanto i ruderi e i resti delle tue torri medievali. Il castello è collocato in una posizione che permetteva di controllare la via di comunicazione interna. La Fortezza è considerata il simbolo della città di Caltanissetta e la vista dall’alto mozza il fiato.

Caltanissetta

Castello

ph Lillo Miccichè

Nata come avamposto militare, poi trasformata in granaio e da ultimo in Abbazia, a pochi chilometri dal centro città, immersa nella campagna nissena, sorge la preziosissima Abbazia di Santo Spirito, la chiesa più antica di Caltanissetta.

Qui gli Arabi edificarono un casale fortificato, trasformato poi da Ruggero il Normanno in abbazia agostiniana.

Caltanissetta

Abbazia Santo Spirito

ph Lillo Miccichè

L’abbazia, ad un’unica navata, contiene importanti opere, prima fra tutte la Fonte Battesimale molto più remota dell’abbazia stessa. Sopra  la fonte si trova il Crocefisso dello Staglio davanti al quale i contadini, che non sapevano né leggere né scrivere, stipulavano verbalmente i contratti di cottimo promettendo di mantenerli e di rispettarli.

Caltanissetta

Abbazia Interno

ph Lillo Miccichè

Una curiosità: si dice che la ricetta del famoso amaro Averna sia stata inventata proprio dai monaci dell’Abbazia di Santo Spirito. Sarò vero? Chiunque abbia messo a punto la ricetta ha avuto comunque un buon gusto!

A circa otto chilometri da Caltanissetta sorge l’Area Archeologica di Monte Sabucina, dove ai piedi della montagna sono stati rinvenuti i resti di insediamenti umani risalenti all’Età del Bronzo antico sino all’età romana. Lo straordinario lavoro degli archeologi ha portato alla luce l’originaria città composta inizialmente da capanne circolari e muretti a secco. Durante gli scavi sono stati trovati diversi oggetti di utilizzo quotidiano, come ciotole e vasi decorati, oggi custoditi all’interno del Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta. Ai piedi del Monte è anche visibile una necropoli risalente a prima dell’Età del Bronzo. Si tratta di tombe a grotticella scavate all’interno della roccia.

Caltanissetta

Area Archeologica Sabucina

ph Clemensfranz

Scoprire un territorio significa anche (e soprattutto) andare alla ricerca delle pietanze tipiche del luogo.

A Caltanissetta rinomato è il buccellato, vucciddatu, un biscotto che spesso assume la forma di una tortina, con un ripieno di  frutta secca, di solito fichi. Il dolce lo si ritrova un po’ in tutta la Sicilia. A San Giovanni Gemini e Cammarata, dove è nato il mio papà, viene chiamato pizzarruna. 

Caltanissetta

Buccellato

ph Davide Miracolini

 
 

 

 

Altri tipici piatti della tradizione nissena sono i cavatelli, cavateddi, ossia pasta all’uovo preparata con semola di grano duro e il famosissimo pollo alla nissena, prestato a due cotture: prima lessato e poi impanato con caciocavallo, pangrattato e ultimato al forno.

Le località della provincia di Caltanissetta

Sutera

Mazzarino

Bibliografia

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